VERSO LO SWITCH-OFF

Tv locali, la grande crisi: “Serve cambio di passo”

Conti negativi per il settore: emerge dallo studio Confindustria Rtv presentato oggi a Roma. Il sottosegretario Giacomelli: “Superata erogazione a pioggia di risorse. Con nuovo regolamento garantita certezza nei tempi di riparto”

Pubblicato il 12 Ott 2017

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In controtendenza rispetto ai dati generali del mercato televisivo, continua la crisi delle emittenti locali. Nel 2015 il comparto registra 323 milioni e 730 mila euro di ricavi, -10% rispetto al 2014 e 500 addetti diretti (-13%), e registra un passivo di 64 milioni di euro complessivi, ossia rimane in zona negativa, ma con un miglioramento (+16%).

Dati riferiti a 338 aziende televisive commerciali locali (scese dell’11% rispetto al 2014) strutturate in società di capitale, da cui vengono, con le varie duplicazioni di programmazione e cartelli di canali, 1.420 marchi tv (-9%), che esprimono una forza lavoro stimata di circa 3.200 dipendenti. Emerge dallo Studio Economico del Settore Televisivo Privato pubblicato da Confindustria Radio Televisioni – CRTV, presentato a Roma oggi nell’ambito dell’incontro “TV Locali. Ritorno al Futuro – Nuove regole per la valorizzazione di un patrimonio industriale”.

“Siamo di fronte a dati che continuano a essere negativi, ma io auspico e credo potremmo essere vicini a una rinascita – commenta Maurizio Giunco, presidente dell’Associazione delle Tv Locali e vicepresidente Crtv -. Grazie all’approvazione del nuovo regolamento, finalmente selettivo, per la concessione dei contributi alle tv locali per la funzione di servizio pubblico che esse svolgono e al regolamento per la de-fiscalizzazione della pubblicità incrementale, abbiamo l’opportunità di alzare la testa, puntando sull’innovazione, come è stato all’inizio della nostra storia, e sulla qualità. Possiamo ancora una volta dimostrare che sappiamo fare la televisione del domani”.

D’accordo con lui il sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli: “Con le nuove norme – spiega in una nota – si è finalmente archiviata una procedura complessa e superata l’erogazione a pioggia delle risorse. Il nuovo regolamento tiene conto di criteri selettivi di merito e garantisce certezza nei tempi di riparto”.

A pesare sulle tv locali c’è soprattutto la contrazione degli investimenti pubblicitari, pari a 252 milioni di euro (-6,2%); ma diminuiscono anche gli altri ricavi, scesi a 72 milioni (-21,5%) e costituiti per oltre il 50% dai contributi statali. Nell’ultimo triennio si sono persi 108 milioni di euro (-25%) nei ricavi totali, con un -17% dei ricavi pubblicitari. Si contrae il numero di imprese attive (29 fallite e 35 in liquidazione) e in sofferenza principalmente risulta l’impresa media, con ricavi sopra al milione di euro, mentre rimane un’altissima polverizzazione a livelli di fatturato: nel 2015 sono 136 le aziende con ricavi inferiori ai 250.000 euro, pari al 40% del totale.

“Il cambio di passo è improcrastinabile – sottolinea in una nota Franco Siddi, presidente di Confindustria Radio Televisioni -. La televisione locale dovrà infatti essere in grado di sostenere anche le altre sfide del settore tra cui, imminente, quella della riorganizzazione delle frequenze della cosiddetta banda 700 prevista entro il 2022″. Giunco pensa che “con il nuovo regolamento le televisioni locali che resteranno sul mercato non saranno più di 100. Sono già tante, se consideriamo che quelle realmente penetrate nel territorio e che fanno contenuti e occupazione non sono più di 50”. Nel settore “dobbiamo cominciare a fare cose necessarie, come capire il posizionamento delle tv locali sulla banda larga, attraverso quali app muoversi, in un mondo in cui i competitor non si chiamano solo Mediaset e Rai, ma anche Google, Apple e Netflix”. Comunque “restando fedeli alla nostra peculiarità unica, essere tv tematiche che parlano del locale, ci potranno essere anche mille Netflix, ma noi una ragione per esserci ce la continueremo ad avere”.

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