La convergenza tra tv è Tlc è “positiva” ma a patto che garantisca “una forte spinta pro-concorrenziale a favore dei consumatori finali e dell’innovazione”. Lo afferma in un’intervista a Radiocor Antonio Nicita, commissario dell’Agcom, facendo il punto sul nuovo scenario regolatorio nella prospettiva di una sempre maggiore convergenza tra televisione e telecomunicazioni. Accordi commerciali tipo quello già siglato tra Telecom e Sky e quello in discussione tra Telecom e Mediaset saranno guardati con occhio attento dall’Autorità affinché’ siano “occasioni di apertura alla concorrenza, replicabili e che diano più opportunità ai consumatori”.
“Il fenomeno della convergenza – continua il commissario – è certamente positivo se esso sprigiona, oltre alle evidenti economie dell’integrazione verticale, una forte spinta pro-concorrenziale in favore dei consumatori finali e, in genere, dell’innovazione. Oggi il consumo di prodotti audiovisivi è caratterizzato dalla cosiddetta ubiquity e si incrementano i fenomeni di uso multiplo di device. Naturalmente occorre difendere la ‘buona convergenza’ da possibili rischi di ‘market foreclosure’. In linea generale, vi sono due rischi, in qualche misura opposti. Il primo e’ dato dalla somma dei tradizionali impianti regolatori tematici, rispettivamente per tv e Tlc, e cioè dal possibile eccesso di regole, pensate in altri contesti competitivi, le quali, ove non opportunamente riviste, potrebbero generare restrizioni dannose alla libertà di un’impresa ‘convergente’, alle strategie competitive e, in ultima analisi, alle opportunità per i consumatori. Il secondo rischio è, invece, quello di un’asimmetria temporale tra convergenza delle imprese e convergenza dei mercati. Perché’ la convergenza mantenga effetti pro-concorrenziali, occorre evitare che essa sia il risultato esclusivo di accordi tra soggetti che mantengono una posizione dominante in mercati che restano ancora distinti dal punto di vista dei rapporti di sostituibilità dei prodotti e degli ambiti geografici nei quali si manifesta la concorrenza”.
Tra gli obiettivi a cui punta l’istruttoria Agcom su mercati e posizioni dominanti nell’audiovisivo, il commissario individua “quello già affrontato dall’Autorità nel 2004 e nel 2010 e cioè la definizione dei mercati rilevanti nei mercati dell’audiovisivo, a partire dai tradizionali servizi della tv in chiaro e di quella a pagamento. Le analisi fin qui condotte, anche dalla Commissione europea e da altre autorità di regolazione e antitrust nei paesi Ocse, hanno sempre concluso in favore di una separazione tra il mercato della tv in chiaro e quello della tv a pagamento, sulla base dei prevalenti rapporti di sostituibilità operanti sui diversi versanti di ciascun mercato. Ovviamente, se l’analisi empirica dovesse confermare questo risultato, si procederà con l’individuazione delle posizioni dominanti su ciascun mercato e, ove necessario, alla definizione dei rimedi pro-concorrenziali. Bisognerà tuttavia prendere atto delle profonde evoluzioni registrate sui diversi mercati tradizionali”.
A proposito dello sbarco di Netflix in Italia, Nicita risponde che gli “accordi convergenti, in ogni caso, quando non esclusivi sono sempre positivi e serviranno a stimolare la domanda di banda ultra larga in Italia. Analizzeremo questi fenomeni nell’analisi di mercato valutandone la portata e ci porremmo, in altra sede, altri temi di asimmetria regolatoria”.
Infine, nessun commento sull’arrivo della media company francese Vivendi nell’azionariato di Telecom Italia. Nicita si limita a sottolineare che nuovi investimenti in Italia possono “rilanciare il settore e accelerare il passaggio non solo ad imprese convergenti ma a un vero mercato convergente”.