Berlino chiede alla Ue controlli più severi su Twitter. In una lettera indirizzata alla Commissione – nello specifico alla commissaria alla Concorrenza e Digitale, Margrethe Vestager e a quello per il Mercato interno, Thierry Breton – il sottosegretario del ministero tedesco dell’Economia, Sven Giegold, esprime preoccupazione per “le regole della piattaforma di Twitter, i loro cambiamenti repentini e le applicazioni arbitrarie”, con chiaro riferimento alla nuova proprietà di Elon Musk.
Le critiche a Twitter
“Termini e condizioni generali che cambiano quasi ogni ora, giustificazioni erratiche per restrizioni di vasta portata sui link e il blocco degli account dei giornalisti non solo minacciano la libertà di concorrenza, ma rappresentano anche un rischio per la democrazia, la libertà di espressione e la libertà di stampa”, sostiene inoltre Giegold. Il sottosegretario “incoraggia” quindi la Commissione Ue ad avviare una procedura contro Twitter per abuso di posizione dominante nel caso la piattaforma dovesse nuovamente “ostacolare la concorrenza” tramite blocchi “sistematici “dei link ad altre piattaforme di social media.
Le richieste a Bruxelles
Giegold chiede quindi che l’Ue intervenga, riconoscendo Twitter come “gatekeeper” e sottoponendo la piattaforma a uno scrutinio molto più attento tramite il Dma (Digital markets Act), il regolamento europeo sui mercati digitali che entrerà in vigore da maggio 2023.
I “gatekeeper”, termine usato per descrivere le aziende o le posizioni in grado di decidere se lasciar filtrare o meno una notizia tramite i “cancelli” di un mezzo di informazione, sono aziende con una posizione di mercato particolarmente forte e saranno quindi soggetti a requisiti speciali, ad esempio restrizioni sul trattamento dei dati personali degli utenti.
Digital Markets Act, cosa prevede per i gatekeeper
Il Dma definisce nuove regole per le grandi piattaforme online (“gatekeeper”). Esse devono ora: garantire che l’annullamento dell’iscrizione ai servizi di base della piattaforma sia altrettanto facile dell’iscrizione; garantire l’interoperabilità delle funzionalità di base dei servizi di messaggistica istantanea, ossia consentire agli utenti di scambiare messaggi, inviare messaggi vocali o file tra le varie app di messaggistica; dare agli utenti commerciali l’accesso ai loro dati di marketing o di performance pubblicitaria sulla piattaforma; informare la Commissione europea delle loro acquisizioni e fusioni.
Ma non possono più: classificare i propri prodotti o servizi più in alto rispetto a quelli degli altri (auto-preferenziazione); preinstallare determinate applicazioni o software o impedire agli utenti di disinstallare facilmente tali applicazioni o software; richiedere che i software più importanti (ad esempio i browser web) siano installati di default quando si installa un sistema operativo; impedire agli sviluppatori di utilizzare piattaforme di pagamento di terze parti per la vendita delle app; riutilizzare i dati privati raccolti durante un servizio ai fini di un altro servizio.
Chi sono i gatekeeper
Il Dma considera gatekeeper le imprese da 7,5 miliardi di fatturato annuo, con 45 milioni di utenti mensili e una posizione di mercato stabile e duratura
I gatekeeper dovranno adottare la massima trasparenza su come gestisce i dati degli utenti, deve permettere loro di uscire dal servizio con la stessa facilità con cui sono entrati, permettere agli utenti di usare app e servizi di terze parti che possono scambiare dati con la piattaforma del gatekeeper e molto altro.
Se una grande piattaforma online viene identificata come gatekeeper, dovrà conformarsi alle regole della Dma entro sei mesi. Se un gatekeeper viola le regole stabilite dal Dma, rischia una multa fino al 10% del suo fatturato mondiale totale. In caso di recidiva, può essere comminata una multa fino al 20% del suo fatturato mondiale. Se un gatekeeper non rispetta sistematicamente la Dma, ossia viola le regole almeno tre volte in otto anni, la Commissione europea “può avviare un’indagine di mercato e, se necessario, imporre rimedi comportamentali o strutturali”.