Il 45% dei follower di Twitter è fasullo e i profili vengono creati automaticamente. È il dato che emerge da una ricerca realizzata da Marco Camisani Calzolari, docente di comunicazione aziendale e linguaggi Digitali. Con l’aiuto di un software creato ad hoc, Calzolari ha analizzato la presenza sui social network dei grandi brand internazionali e italiani, come Starbucks, Vodafone,Mondadori e Feltrinelli. Per ogni azienda è stato analizzato un campione di 10 mila follower, la cui selezione è stata effettuata dal software sulla base di un algoritmo random che assicura una reale casualità nella scelta degli utenti presi in esame.
“L’algoritmo tiene conto di due classi di parametri, che corrispondono a comportamenti con caratteristiche molto probabilmente “umane” (ad esempio se postano foto o usano programmi come Instagram), o quasi sicuramente da Bot, ovvero profili a cui non corrispondo anzioni umane”
Dall’analisi è emerso che in alcuni casi i “seguaci” falsi sarebbero più di quelli reali. Tra le aziende che “barano” Dell Outlet (45,99% contro solo il 30,29% di utenti molto probabilmente reali), seguita da Whole Foods (44,33% contro 43,01%). Pepsi e Coca-Cola figurano a metà classifica rispettivamente col 15,87% e il 13,13%. Chiude la graduatoria Starbucks con il 6,88 per cento.
Tra le aziende internazionali in Italia, è Ikea ad avere il più gran numero di follower (quasi sicuramente) generati da ro-bot (45,92% contro il 29,92% di ”umani”), seguita da tre società legate alla telefonia mobile: Vodafone (38,77%), 3 Italia (35,80%) e Nokia (35,70%). Tra le aziende italiane, presentano tutte un maggior numero di utenti presumibilmente Bot rispetto a quelli con caratteristiche umane, Treccani (44,67% contro 34,72%), Libri Mondadori (42,76% contro 35,19%), Coin (42,61% contro 34,04%) e Feltrinelli (42,43% contro 34,42%). Telecom Italia (26,83%) si situa a metà classifica. Su valori diversi il dato delle società del fashion system: Dolce & Gabbana (28,09%), Armani (14,34%) e Valentino (11,42%).
“Non possiamo essere certi che siano finti utenti, ma ne hanno le caratteristiche – puntualizza Calzolari -Per esempio non hanno foto, non hanno nome, non hanno amici, non hanno mai scritto un post”.
Ma perché per le aziende è così’ importante gonfiare il numero di follower? “In realtà, nella maggior parte dei casi, le società non conoscono la situzione – afferma – La responsabilità è delle web agencies, cui i grandi brand appaltano la comunicazione sui social network. Così questi fornitori falsano il numero per raggiungere l’obiettivo”.