Twitter deve ancora dimostrare al mercato di essere riuscita a trovare un modello di business redditizio e a imboccare il percorso verso una crescita convincente. La società di microblogging ha presentato una trimestrale che ha di nuovo deluso, nonostante gli sforzi di rilancio messi in atto da Jack Dorsey, co-fondatore divenuto ufficialmente Ceo a ottobre.
Il tasso di crescita del 36% delle revenues nel primo trimestre 2016, a 594,5 milioni di dollari, rappresenta infatti un brusco rallentamento rispetto ai ritmi di crescita di un anno prima (435,9 milioni di dollari, +74% rispetto ai primi tre mesi del 2014) e anzi il peggior risultato di sempre per quel che riguarda le vendite. Gli analisti sentiti da Thomson Reuters avevano puntato su 607,8 milioni di dollari.
Twitter ha già indicato che nel secondo trimestre la crescita sarà nuovamente stentata e non in linea con le previsioni degli analisti che hanno detto di aspettarsi 678 milioni di dollari: la società ha fatto sapere invece che le vendite si attesteranno con ogni probabilità tra i 590 milioni e i 610 milioni, pari a un incremento di appena il 17% contro il +61% messo a segno nel secondo trimestre 2015.
Twitter ha spiegato che i risultati poco brillanti sono dovuti alla domanda debole che arriva dai grandi marchi che fanno pubblicità ai loro prodotti con i tweet e che per la società dei cinguettii rappresentano da sempre un forte traino alla crescita delle vendite.
La trimestrale ha determinato un calo del 13% del valore del titolo, che ha perso il 42% da quando Dorsey è alla guida.
L’azienda ha cercato di mitigare le preoccupazioni del mercato sottolineando la crescita dei profili aperti: nel terzo trimestre 2016 Twitter ha acquisito 5 milioni di nuovi utenti netti portando la sua base globale a 310 milioni. Si tratta di un incremento dell’1,6% rispetto al trimestre precedente, quando addirittura il risultato era col segno meno, ma questo non è bastato agli investitori per fugare i dubbi, tanto più che il management ha attribuito la crescita di iscritti a un “andamento stagionale” e alle “iniziative di marketing” anziché alle strategie messe in atto da Dorsey per rivitalizzare il business di Twitter, generando ulteriore perplessità.
Twitter resta inoltre lontana dal mettere a segno un utile, anche se le prestazioni migliorano gradualmente: nel primo trimestre 2016 ha registrato una perdita di 79,7 milioni di dollari, o 12 centesimi per azione, contro la perdita di 162,4 milioni (25 centesimi per share) di un anno prima. Anzi, se si escludono alcune spese, Twitter afferma che questo trimestre avrebbe guadagnato 15 centesimi per azione, e 7 centesimi un anno fa.
Conti a parte, è la lentezza con cui si sviluppa il business pubblicitario di Twitter, quello da cui dovrebbero generarsi gli utili per la società, a preoccupare gli investitori. Twitter ha spiegato che la domanda debole si deve al fatto che gli inserzionisti oggi spendono di più in prodotti di video ad ad alte prestazioni e investono meno su formati tradizionali. Al tempo stesso, osserva oggi il Wall Street Journal, gli inserzionisti, pur intenzionati a spendere su Twitter, aspettano di vedere se e come la società amplierà gli strumenti offerti, per esempio dando maggiori opzioni per la pubblicità mirata.
Il Cfo Anthony Noto ha garantito che questi miglioramenti arriveranno in autunno, mentre Dorsey, discutendo con gli analisti del prodotto di live video di Twitter, Periscope, ha sottolineato le feature di questo prodotto, che sarà reso sempre più facile da usare, e ricordato l’accordo messo a segno con la National Football League americana per lo streaming di 10 partite in autunno, aggiungendo che questo potrebbe essere il primo di una serie di deal importanti e che già le maggiori leghe sportive mondiali hanno cercato contatti con Twitter.