Il processo che vede schierati in tribunale Elon Musk e Twitter andrà avanti. Lo ha comunicato la giudice statunitense Kathaleen McCormick, che segue il caso, precisando che il procedimento “continuerà fino all’udienza”, in programma per il 17 ottobre presso la Corte di cancelleria del Delaware, dal momento che da nessuna delle due parti sono giunte indicazioni per fare altrimenti.
L’evoluzione del caso e le indiscrezioni sulla trattativa
La richiesta di sospendere il processo era stata inoltrata da Musk con una lettera che Twitter ha depositato in settimana presso la Sec. Il miliardario comunicava la sua “intenzione di procedere al closing dell’operazione contemplata nell’accordo di fusione del 25 aprile 2022, nei termini e nell’oggetto alle condizioni ivi stabilite”, a patto che si provvedesse all’archiviazione del processo giudiziario aperto da Twitter e alla sospensione di tutte le procedure in corso relative alla questione.
Ma secondo alcune indiscrezioni di stampa, Musk e Twitter starebbero ancora negoziando una soluzione alla disputa: la società avrebbe chiesto al fondatore di Tesla una serie di garanzie legali sulla conclusione dell’operazione.
Tra i rumors emersi in questi giorni, c’è anche quello secondo cui Elon Musk puntava a ottenere uno sconto del 30% sul prezzo di acquisto della piattaforma. Lo riporta il New York Times citando alcune fonti, secondo le quali i legali del patron di Tesla avevano offerto circa 31 miliardi di dollari per l’acquisizione rispetto ai 44 miliardi messi sul piatto all’inizio. Nel corso delle trattative lo sconto si era poi ridotto al 10%. I colloqui però, come ormai tutti sanno, non si sono tradotti in un accordo e nelle ultime ore Musk ha annunciato di voler procedere con l’operazione al prezzo iniziale.
Il futuro di Twitter e Tesla tra luci e ombre
Decisione che però non spazza via i dubbi e le incertezze sul presente e soprattutto sul futuro di Twitter, ma non solo. A tremare è infatti anche Tesla: a Wall Street perde fino al 6,5% e rischia di veder andare in fumo 100 miliardi di dollari di capitalizzazione di mercato.
I titoli del colosso delle auto elettriche sono del resto sotto pressione da quando Musk ha annunciato in aprile di voler acquistare il social. Il timore è che l’acquisizione di Twitter dreni ulteriori risorse che potrebbero essere indirizzate sulle attività automobilistiche.
Le preoccupazioni maggiori rimangono comunque per Twitter. “L’acquisto è un acceleratore per creare X, l’app di tutto”, ha twittato Musk, lasciando osservatori e analisti a interrogarsi su quello che potrebbe accadere al social una volta passato di mano. C’è poi la partita dei dipendenti di Twitter che potrebbero ribellarsi alla nuova proprietà, ritenuta ben più conservatrice della ‘progressista’ forza lavoro del social.
I veri nodi da sciogliere per la nuova Twitter targata Musk sono però soprattutto politici. C’è da sciogliere il nodo del possibile ritorno di Donald Trump sulla piattaforma dalla quale è stato cacciato dopo l’assalto al Congresso del 6 gennaio. Il patron di Tesla ha assicurato che allenterà i controlli rimuovendo molti dei paletti introdotti negli ultimi anni contro la disinformazione e l’estremismo ma non è chiaro se alla fine deciderà di procedere su questa strada. Insomma dubbi e incertezze restano – in primis la chiusura definitiva dell’accordo che si preannuncia in ogni caso una corsa a ostacoli – e difficilmente saranno risolti a breve.
Apollo Global e Sixth Street Partners fuori dalla cordata degli investitori
A mescolare ulteriormente le carte, arriva la notizia riportata da Reuters, secondo cui Apollo Global Management e Sixth Street Partners, che stavano cercando di fornire finanziamenti per l’acquisizione da 44 miliardi di dollari, non sono più in trattative con Musk.
Apollo, stando a non meglio precisate fonti che hanno familiarità con la questione, era in contatto con l’imprenditore per fornire un finanziamento azionario privilegiato per l’accordo: insieme a Sixth Street e altri investitori il finanziamento avrebbe dovuto superare il miliardo di dollari. Il magnate ha indirettamente confermato l’indiscrezione: in risposta ai tweet in cui si afferma che nessuna delle due entità pesava sui 7,1 miliardi di dollari di finanziamento azionario di terze parti annunciato all’inizio di maggio, Musk ha scritto: “corretto”.
L’inversione di marcia sull’acquisto di Twitter non poteva arrivare in un momento peggiore per le banche che finanziano gran parte dell’accordo da 44 miliardi di dollari e che potrebbero subire perdite significative a causa di un ambiente finanziario sfavorevole, sottolinea.
E un hedge fund della Florida “rischia” di guadagnare 250 milioni
Tra i pochi probabili vincitori di questo risiko c’è un hedge fund con sede in una città costiera della Florida che è stata appena distrutta dall’uragano Ian.
Pentwater Capital, un’azienda di 15 anni con quasi 5 miliardi di dollari di asset, ha acquistato una quota del 2,4% in Twitter durante il secondo trimestre. L’acquisto di 18,1 milioni di azioni è costato a Pentwater circa 725 milioni di dollari. A 54,20 dollari per azione, il prezzo che Musk ha accettato di pagare per Twitter, la quota di Pentwater varrebbe circa 980 milioni.
Pentwater ha provato a sfruttare quella che il top management considerava una chiara opportunità di arbitraggio. “Nei miei 23 anni di carriera , non ho mai visto un acquirente andarsene senza alcun motivo”, ha detto Matthew Halbower, fondatore di Pentwater, in un’intervista martedì dopo che la richiesta di Musk è arrivata alla Sec. “La probabilità che potesse andarsene era molto bassa”. Halbower ha affermato che gli unici due motivi per cui Musk avrebbe dovuto interrompere l’accordo sarebbero se ci fosse stata una frode nei rendiconti finanziari di Twitter o se si fosse verificato un evento materiale che ha cambiato il valore dell’azienda. Nessuno di questi problemi era in gioco, ha detto Halbower.