Twitter Italia vuol diventare grande grazie al piccolo schermo. Anzi, come dice – scherzando ma non troppo – il suo neo country manager Salvatore Ippolito, “grazie a Twitter lo smartphone potrebbe scalzare la Tv nel suo ruolo di primary screen”. Non è un paradosso, ma la precisa volontà di sfruttare la natura “live, public and conversational” del social network per invitare sulla piattaforma di micromessagistica gli inserzionisti che vogliono fare degli eventi televisivi (dai match sportivi ai live show passando per i talent) il proprio campo d’azione. O meglio, il proprio momento d’azione.
È questa la filosofia che Ippolito ha illustrato presentando il giovane team tricolore: “Citando Rory Sutherland di Ogilvy, penso che non ci siano più mercati da targettizzare, bensì momenti da targettizzare”. Forte di un’utenza italiana che nel 76% dei casi si collega dallo smartphone (un dato in linea con la statistica mondiale), Twitter è il prolungamento ideale dello storytelling del broadcasting, da commentare e spesso integrare attraverso propri contenuti, che sempre più frequentemente vanno oltre i famosi 140 caratteri.
Dalle foto ai minivideo di Vine, senza contare i link multimediali, i cinguettii sono infatti diventati vere e proprie conversazioni che entrano ed escono dai testi televisivi. Ed è in quest’ambiente tutto vissuto sul filo del real time e di un forte coinvolgimento emozionale, che nell’ottica di Ippolito aziende e marchi possono condividere i propri messaggi con un target ultraqualificato e potenzialmente molto interessato all’advertising (nel nostro Paese il 66% degli utenti Twitter segue almeno un brand e il 54% ne ha visitato il sito). Non fosse sufficiente, sta per sbarcare in Italia – dovrebbe arrivare nel secondo semestre 2014 – Twitter Tv Ratings, uno strumento sviluppato con Nielsen che in altri mercati è già capace di analizzare dal punto di vista quantitativo e qualitativo l’audience televisiva attiva sul social network.
Due sono le anime del team di Salvatore Ippolito, destinato a crescere nei prossimi mesi: c’è l’attività di vendita pura, affidata a Matteo Girardi, senior account executive, e quella di consulenza strategica e creativa, coordinata da Livia Iacolare, media partnership manager. “I nostri interlocutori saranno a 360 gradi, e senza intermediari, aziende e agenzie media”, spiega Girardi. “Tre sono i prodotti che attualmente siamo in grado di offrire: il Promoted Tweet, il classico messaggio di 140 caratteri visualizzato da utenti appartenenti a determinati cluster, il Promoted Account, utile per aumentare la follower base, e il Promoted Trend, che compare per un’intera giornata all’interno dei temi di tendenza, i cosiddetti trending topic. La forza della nostra proposizione sta nel fatto che possiamo garantire a ciascun cliente il right consumer, il right content e soprattutto il right moment”.
Certo, non tutti gli investitori in Italia sono avvezzi alla comunicazione social, e a volte ne sono addirittura spaventati: non di rado Facebook e i suoi fratelli diventano le arene dove trionfa il temuto ‘haterismo’, il fenomeno per cui gli utenti danno sfogo a tutte le più violente pulsioni verbali, spesso accanendosi proprio contro i brand. Twitter ha pensato anche a questo. “Offriamo a titolo gratuito un supporto per sviluppare campagne e progetti di comunicazione ad hoc negli ambiti della televisione, dello sport, della musica e delle news, basandoci su case history e best practice maturate all’estero e tutte supportate da dati che ne illustrano efficacia e ritorni”, dice Iacolare, aggiungendo che anche se la creatività viene concepita ed eseguita su Twitter, il social network non avanza diritti di proprietà intellettuale sui contenuti prodotti.
Non è una novità: croce e delizia dell’Uccellino azzurro è, rispetto ad altri social network più popolari, la sua natura di medium selezionato, per certi versi elitario. E non è un caso che gli utenti di Twitter nel mondo siano 255 milioni, mentre quelli di Facebook hanno abbondantemente sfondato il tetto del miliardo.
Se si chiede a Salvatore Ippolito se tra i suoi obiettivi c’è anche quello di aumentare la user base italiana, il country manager risponde senza troppi giri di parole che il vantaggio competitivo della sua piattaforma sta proprio “nel tipo di utenza che accoglie, e nella sua profilazione di alto livello”.
La prima vera sfida per Ippolito e la sua squadra sarà rappresentata dal mondiale di calcio Fifa, che comincerà in Brasile il 12 giugno: sarà il banco di prova per dimostrare ai clienti che il giorno in cui lo smartphone scalzerà la televisione come primary screen non è poi così lontano.