La società di private equity Apollo Global Management sta valutando il finanziamento di una potenziale acquisizione di Twitter da parte di Elon Musk o di Thoma Bravo. A dirlo è Cncb, citando fonti che hanno familiarità con la questione. Ma Apollo non sarebbe interessato a far parte di un consorzio di private equity pronto a impossessarsi della piattaforma di microblogging: qualsiasi finanziamento fornito verrebbe probabilmente erogato sotto forma di azioni privilegiate, secondo l’indiscrezione.
Il Ceo di Tesla e SpaceX si è offerto di acquistare Twitter per 43 miliardi di dollari la scorsa settimana, ma è probabile che il consiglio di amministrazione della società rifiuti la proposta, stando almeno a quanto si legge sul Wall Street Journal. Twitter ha avuto un flusso di cassa negativo l’anno scorso, rendendolo un candidato insolito per un leveraged buyout. E ciononostante, gli investitori sarebbero seriamente intenzionati a concedere prestiti a Musk o ad altri potenziali acquirenti, confermano le persone informate dei fatti.
Il piano del Cda e le contromosse di Musk
In un documento depositato presso la Securities and Exchange Commission degli Stati Uniti, il consiglio di amministrazione di Twitter afferma che l’accordo sui diritti degli azionisti imporrebbe una “pena significativa” a qualsiasi persona o gruppo di investitori che acquisisca il 15% o più delle azioni della società senza l’approvazione del consiglio. Il file non menziona specificamente Musk. L’accordo sui diritti darebbe agli azionisti a partire dal 25 aprile il diritto di acquistare un millesimo di azione privilegiata per ogni azione ordinaria che possiedono, al prezzo di 210 dollari. L’azione privilegiata avrebbe gli stessi diritti di voto di un’azione ordinaria. Darebbe agli azionisti esistenti più voti, rendendo più difficile per un investitore assumere il controllo della società.
“In termini generali, funziona imponendo una sanzione significativa a qualsiasi persona o gruppo che acquisisce il 15% o più delle azioni ordinarie senza l’approvazione del consiglio”, si legge nel documento. L’effetto dell’accordo potrebbe essere quello di “rendere più difficile o scoraggiare una fusione, un’offerta pubblica di acquisto o di scambio o altra aggregazione aziendale che coinvolga la società“.
L’analista di Wedbush Securities Daniel Ives ha affermato che è interessante che Twitter abbia presentato il suo piano di “pillola velenosa” prima di rifiutare formalmente l’offerta di Musk, ma si aspetta che il rifiuto arrivi nelle prossime 24-48 ore. “Prendere Twitter in privato a 54,20 dollari per azione dovrebbe spettare agli azionisti, non al consiglio”, ha twittato Musk giovedì. Ha anche detto: “Se l’attuale consiglio di Twitter intraprende azioni contrarie agli interessi degli azionisti, violerebbe il proprio dovere fiduciario. La responsabilità che assumerebbero in tal modo sarebbe di dimensioni titaniche”. Musk ha inoltre affermato che Twitter “ha bisogno di essere trasformato in una società privata” per creare fiducia con i suoi utenti e lavorare al meglio nel servire quello che chiama “l’imperativo sociale” della libertà di parola. Musk ha definito l’offerta di 43 miliardi definitiva, sebbene non abbia fornito dettagli sul finanziamento, anche se è plausibile che parte del denaro potrebbe arrivare da prestiti garantiti dalle sue partecipazioni in Tesla e SpaceX come garanzia.
Nelle ultime settimane Musk ha rivelato di aver acquistato azioni Twitter in lotti quasi giornalieri a partire dal 31 gennaio, finendo con una quota pari a circa il 9%. Solo Vanguard Group controlla più cedole. E il mistero è presto svelato: una causa intentata martedì presso il tribunale federale di New York ha affermato che Musk ha ritardato illegalmente la rivelazione della sua partecipazione nella società di social media in modo da poter acquistare più azioni a prezzi inferiori.
Il braccio di ferro con Jack Dorsey
D’altra parte, la situazione interna a Twitter è tutt’altro che serena. Jack Dorsey, il fondatore ed ex amministratore delegato del gruppo, ha apertamente criticato il Cda: rispondendo ad alcuni dei suoi follower, si è detto d’accordo con il “proverbio della Silicon Valley, secondo il quale Cda buoni non creano buone società, ma cda cattivi possono ucciderle”. A chi gli ricordava i “complotti e i golpe” che hanno caratterizzato la storia del board di Twitter, Dorsey ha risposto: “È sempre stata la disfunzione della societa'”. Dorsey siede nel Cda di Twitter ma lo lascerà alla fine dell’anno, alla scadenza del suo mandato. E con Dorsey in uscita “il board di Twitter non avrà praticamente alcuna azione della società. Il loro interesse economico è semplicemente non allineato con quello degli azionisti”, ha twittato Elon Musk.
Ma la partita è apertissima: venerdì, Twitter ha adottato un piano per i diritti degli azionisti di durata limitata, nell’ambiente definito “pillola velenosa“, nel tentativo di respingere una potenziale acquisizione ostile. Il giorno successivo, Musk ha pubblicato un tweet che diceva “Love Me Tender“, suggerendo che potrebbe fare un’offerta pubblica per acquistare azioni direttamente dagli azionisti di Twitter.