La pandemia di coronavirus trasforma la cultura del lavoro di Twitter: la tech company californiana ha annunciato che permetterà ai suoi dipendenti di continuare in smart working a tempo indefinito, anche una volta finita l’emergenza Covid-19. Potranno farlo tutti i dipendenti di Twitter che lo desiderano e il cui ruolo non esige la presenza in sede, anche se l’azienda non ha fornito indicazioni su quanti sarebbero i lavoratori interessati dalla nuova organizzazione.
Il social media dei cinguettii, riporta BuzzFeed, ha anche detto che lascerà la maggior parte dei suoi uffici chiusi fino a settembre. Poi i dipendenti sceglieranno se tornare al lavoro in sede o restare in smart working. Anche i viaggi di lavoro saranno autorizzati solo a partire da settembre, tranne pochissime eccezioni. Per l’intero 2020 sono aboliti gli eventi aziendali in presenza; saranno tutti svolti tramite le piattaforme virtuali.
Google e Facebook: smart working per tutto il 2020
Altri colossi tecnologici, come Facebook e Google, non si sono spinti come Twitter a decidere per uno smart working “per sempre”, ma hanno permesso ai loro dipendenti di rimanere a lavorare da casa per tutto il 2020, se lo preferiscono. Google ha anche chiesto a tutto il personale di prendersi un giorno libero il 22 maggio prossimo, per riposare dal “burnout” causato dal lavoro da remoto.
Lo smart working ha infatti pro e contro. Garantisce grande flessibilità all’azienda e al lavoratore; alla prima offre anche un importante abbattimento dei costi e al secondo un migliore equilibrio tra vita personale e professionale. Tuttavia, l’isolamento a casa, soprattutto durante il lockdown che ha drasticamente ridotto le possibilità di uscire per svago e di incontrare familiari e amici, pesa sull’equilibrio psicofisico del lavoratore.
Twitter alle prese con le fake news sul Covid-19
Il ceo di Twitter Jack Dorsey aveva annunciato a inizio anno l’intenzione di trasferirsi in Africa per un periodo di tre-sei mesi a metà 2020, ma il progetto è stato accantonato sia per la pandemia che per le proteste dell’investitore attivista Elliott, che ha definito la decisione “irresponsabile” e minacciato la rimozione del ceo. Dorsey, del resto, in questo momento è chiamato a un più stretto controllo sulla gestione della sua azienda: il social media è sotto i riflettori per l’incapacità di contenere la diffusione di false notizie sul coronavirus.
“Twitter non riesce a rimuovere le fake news sul coronavirus”, ha segnalato un report di NewsGuard che monitora l’affidabilità delle notizie sui siti web, ripreso dal Financial Times. La ricerca ha rilevato che “continuano a restare online molteplici post di account su Twitter con oltre 100mila follower che promuovono disinformazione su cure discutibili che violano le politiche introdotte dai social media, anche Facebook e YouTube”.
Twitter ha respinto le accuse dichiarando che, dall’introduzione delle nuove policy il 18 marzo, ha rimosso oltre 2.400 tweet e contestato 3,4 milioni di profili potenzialmente spam che interagivano nelle conversazioni sul Covid-19. Eppure, uno studio condotto dall’università di Oxford tra gennaio e marzo ha sottolineato che il 60% delle notizie false è rimasto online sulla piattaforma, rispetto al 27% su YouTube e il 24% su Facebook.