Un gruppo di almeno 70 account Twitter è stato bloccato durante il fine settimana dall’azienda californiana. L’accusa è di “manipolare la piattaforma” a vantaggio del candidato alle presidenziali americane Michael Bloomberg (nella foto). I provvedimenti messi in atto da Twitter sono un mix di chiusure permanenti degli account e di verifiche approfondite della loro effettiva titolarità.
Twitter ha spiegato alla stampa americana che gli account hanno violato le regole della piattaforma sulla manipolazione dei tweet e lo spam, utilizzando account multipli per sabotare e deviare numerose conversazioni online.
Questa politica di Twitter è pensata sia per chi crea più account per pubblicare contenuti in maniera ridondante e quindi aumentare la propria credibilità, sia chi “si coordina con altri o li compensa per ingaggiare in comportamenti artificiali, amplificando l’effetto della campagna, anche se poi le persone coinvolte utilizzano effettivamente un solo account ciascuno”.
“Abbiamo chiesto – ha detto Sabrina Singh, portavoce della campagna di Bloomberg – che tutti i nostri organizzatori sul campo si identifichino nei propri account social come persone che lavorano per conto della campagna “Mike Bloomberg 2020”. Inoltre, il contenuto che viene condiviso dal personale e dai volontari all’interno della rete delle loro amicizie e dei loro famigliari non intende fuorviare nessuno».
La campagna di Bloomberg, ex sindaco di New York per dodici anni e imprenditore miliardario, ha investito un quantitativo di soldi enorme per la promozione online, molto più grande di qualsiasi altro candidato. Ma la campagna è basata anche sul supporto di centinaia di organizzatori digitali che supportano il candidato diffondendo sui propri canali social i contenuti preparati dallo staff di Bloomberg. Secondo il Wall Street Journal alcuni di questi supporter in California ricevono fino a 2500 dollari al mese per promuovere Bloomberg con post sui propri social.
Questo mese una partnership pagata tra Bloomberg e un popolare account Instagram che diffonde meme a milioni di follower ha spinto la casa madre, Facebook, ad annunciare che secondo le sue regole ai candidati presidenziali è permesso diffondere contenuti brandizzati o sponsorizzati sulle sue piattaforme di rete.