SHARING ECONOMY

Uber, cade il “veto” a Berlino

Un tribunale della città tedesca ha sospeso il divieto al servizio voluto dall’agenzia dei trasporti. La società ha un mese di tempo per adeguarsi alle richieste. Nestmann, general manager Uber Germania: “Facciamo la nostra parte per l’innovazione della città”

Pubblicato il 19 Ago 2014

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Uber è stata vietata dalle autorità a Berlino, ma il divieto è durato solo per pochi giorni. Nella città europea tra le prime per startup tech e innovazione digitale, l’applicazione che fa arrabbiare i tassisti di mezzo mondo – perché consente di chiamare con lo smartphone un autista privato – era diventata illegale su volere dall’autorità municipale. L’agenzia dei trasporti di Berlino ha fatto sospendere il servizio di Uber pena una multa di 25mila euro per ogni infrazione commessa dal 13 agosto in poi. In un comunicato dell’agenzia si legge che “è vietato utilizzare la app per smartphone Uber perché viola le leggi sul trasporto urbano”. La decisione è stata motivata per i “problemi di sicurezza degli utenti, per l’assenza di licenza da parte degli autisti e di un’adeguata assicurazione per i passeggeri”. Il tribunale amministrativo di Berlino, dopo il ricorso di Uber, il 18 agosto ha annullato il provvedimento e sospeso il divieto per dare un mese di tempo all’azienda per adeguarsi alle richieste dell’agenzia dei trasporti. “E’ una buona notizia per Berlino e le migliaia di cittadini tedeschi che beneficiano dei servizi offerti da Uber” ha commentato così la notizia, Fabien Nestmann, general manager di Uber Germania. “Berlino è la città ambiziosa e progressista, in cui l’innovazione prospera, vogliamo fare la nostra parte per il futuro di questa smart city”.

“Siamo lieti di portare avanti il nostro servizio innovativo di ride-sharing, insieme al nostro servizio di limousine, UberBlack, sia Berlino che in altre città della Germania – rilancia il manager tedesco -. In questo modo sfidiamo le vecchie politiche, prima dell’arrivo dello smartphone. E la priorità di Uber è la sicurezza: ci teniamo a sottolineare che ogni guidatore sulla piattaforma è assicurato“.

A Berlino Uber è attivo dal 2013 e di recente ha introdotto anche UberPop, il servizio che consente di condividere l’auto con dei passeggeri che fanno lo stesso percorso e in cambio farsi pagare come autista.

“La decisione delle autorità di Berlino non era progressiva – aveva sottolineato Nestmann prima della sospensione del divieto – e, basandosi su delle premesse errate, limitava la scelta dei consumatori, che hanno diritto di scegliere come spostarsi. Portiamo della sana concorrenza, in un mercato in cui non cambia nulla da molti anni”. Quello dei taxi e del trasporto urbano.

Le associazioni dei tassisti di Berlino, come accade anche nelle altre città del mondo, protestano perché “Uber non è soggetto alle stesse regole che devono rispettare i taxi e gli autisti con la licenza”. Per questi motivi, dal primo agosto Uber è stato vietato dal tribunale commerciale di Parigi, “fino a quando non garantirà delle assicurazioni adeguate ai passeggeri”. Un mese fa Uber era stato bloccato anche ad Amburgo, ma poi il divieto è stato ritirato su decisione del tribunale. Come è accaduto per Berlino. “I tempi della giustizia possono essere lunghi, ma quando poi agisce, qui colpisce pesante” afferma il presidente dell’associazione dei taxi berlinesi, Richard Leipold.

Per la sua diffusione, negli Stati Uniti Uber è diventato uno dei mezzi segnalati anche sulle cartine di Google Maps. Sempre negli Usa, la app è in perenne competizione con il concorrente Lyft. Segnale che il mercato sta crescendo, con diversi soggetti presenti sulla scena. Tra le altre cose, è in arrivo anche l’alleanza tra Facebook e Uber: in questo modo, si potranno chiamare gli autisti e condividere le auto con le applicazioni di WhatsApp e Messenger del social network.

L’azienda, che è stata fondata a San Francisco nel 2009, opera nel mercato della smart mobility, e in cinque anni è arrivata ad un valore di 18,2 miliardi di dollari. I servizi di Uber sono attivi in 80 città degli Usa, in 27 dell’Asia, 24 in Europa, 7 nel Medio Oriente e 4 in Africa.

In Italia, al momento, la app è attiva a Roma e Milano. L’Antitrust, dopo le proteste dei tassisti di tutta Europa, in giugno, ha appoggiato l’uso delle piattaforme online. “Per superare gli ostacoli alla competitività e per rafforzare la crescita del nostro Paese – spiega il presidente dell’Agcom, Giovanni Pitruzzella – bisogna eliminare distorsioni concorrenziali, nel settore degli autoservizi di trasporto non di linea”.

“Il dibattito sulla app Uber – sottolinea Benedetta Arese Lucini, country manager di Uber Italia – deve essere inquadrato nell’ambito della sharing economy e della sua portata rivoluzionaria”.

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