Il top executive di Uber incaricato di guidare l’espansione internazionale della start-up che fa concorrenza ai taxi lascia il posto: Niall Wass, senior vice-president for Europe, Middle East and Africa and Asia-Pacific, uscirà da Uber a fine anno. Si tratta del top manager di maggior esperienza al di fuori del team americano di Uber, ma le difficoltà per la taxi app di espandersi in regioni come l’Europa e la Cina sta portando la società di Travis Kalanick a un cambio di strategie e di poltrone.
Uber ha già proceduto a un’importante ristrutturazione nel corso dell’estate in cui una serie di attività internazionali sono state accorpate in una sola divisione gestita da San Francisco da Ryan Graves, senior vice-president of Uber‘s global operations, secondo quanto riporta il Financial Times. Wass, che prima riportava direttamente al Ceo Kalanick, avrebbe dovuto rivestire un nuovo ruolo sotto le direttive di Graves, ma ha rifiutato l’offerta e preferito uscire dalla società.
“La nostra attività internazionale ha conosciuto un’enorme crescita sotto la guida di Niall.…Niall ha dato un prezioso contributo non solo a forgiare il business ma anche i team di lavoro e la cultura di Uber“, ha dichiarato l’azienda.
Le fonti sentite dal Financial Times dicono che Wass era “molto pressato da Travis” perché l’espansione internazionale non procedeva come previsto. Una persona vicina alle attività di Uber in Europa e Asia ha spiegato: “E’ difficile lavorare con Travis: ha degli standard elevati ma si trova a migliaia di chilometri di distanza e non ha la percezione di quello che accade nelle singole regioni”.
Come noto, Uber ha incontrato molte difficoltà nella sua espansione europea, dove il suo servizio UberPop, per questioni regolatorie, è stato bandito in diversi Paesi. In Cina invece Uber ha avuto problemi nel raccogliere fondi per la sua espansione: a settembre ha chiuso un primo round di finanziamenti per 1,2 miliardi di dollari ma sta ancora cercando di mettere insieme investitori.
Wass supervisionava tutte queste operazioni, in Paesi anche molto diversi e lontani, “davvero un’impresa improba”, dicono le fonti a lui vicine. “Aveva grandi capacità e passione per il suo lavoro ma era anche frustrato dai continui attacchi contro Uber“.
Uber ha già perso un altro top manager collegato con le sue strategie internazionali, Corey Owens, ex di Facebook che era entrato in Uber nel 2013 come head of global public policy e a maggio è stato sostituito da Rachel Whetstone, top communications executive di Uber arrivata da Google.