Accaparrarsi i migliori talenti per spingere l’acceleratore sull’innovazione. E’ questa la sfida che vede protagoniste le cosiddette unicorn, le startup che hanno superato il tetto del milione di dollari di value market, di fatto già veri e propri colossi. In pole position si piazza infatti Uber – la startup da oltre 50 miliardi di dollari – seguita da Airbnb. Ed è Google l’azienda dove si sta concentrando la caccia all’uomo. Per portare via risorse all’azienda di Mountain View l’unica carta è puntare sull’offerta economica. E stando a un’inchiesta del New York Times, la sfida si gioca a colpi di stipendi milionari.
Fra le figure più richieste quelle che possono contribuire allo sviluppo di progetti considerati strategici per il business: ad esempio Uber ha avviato una vera e propria campagna “acquisti” per individuare esperti in tecnologie e soluzioni legate al mapping (già una decina i dipendenti “rubati” a Google). E già in passato sono stati assunti diversi dipendenti provenienti da Google. Fra le ultime new entry in Uber c’è Brian McClendon, vice presidente di Google per l’ingegneristica, da giugno a capo del centro di ricerca dell’app per le auto senza conducente e per la robotica.
La battaglia per le assunzioni non è nuova però nella Silicon Valley, dove da sempre le tech company si fanno la guerra per trattenere o attirare i talenti, con salari milionari e benefit di ogni genere. E la battaglia si fa sempre più difficile dato il peso crescente delle unicorn – che attualmente sono circa 120 – che possono permettersi di rilanciare sulle offerte.