Uber ha ricevuto oltre 400 richieste di dati, precisamente 415, dalle autorità statunitensi negli ultimi 6 mesi del 2015. È quanto si legge nel primo rapporto sulla trasparenza elaborato dalla compagnia di trasporto automobilistico privato e reso pubblico oggi.
La maggior parte dei dati richiesti dalle agenzie federali degli Stati Uniti ha riguardato investigazioni criminali, soprattutto casi di frodi e furti. Di queste, 309 si riferiscono ai clienti che hanno utilizzato il servizio mentre 205 riguardano i guidatori autorizzati. Uber ha risposto in maniera “totale” al 32% delle richieste ricevute, in modo “parziale” a più del 52%, mentre non ha fornito informazioni nel 15% dei casi.
Nel rapporto, che descrive in modo dettagliato anche le interazione con altre agenzie governative come quelle regolatorie, si legge anche che Uber non ha ricevuto alcun ordine dalle corti della National Security Letters né dalla United States Foreign Intelligence Surveillance Court. Ciò indica sostanzialmente che tutte le attività di investigazione che hanno coinvolto la società non hanno avuto nulla a che fare con la sicurezza nazionale o con operazioni di intelligence all’estero.