Nel mercato delle automobili a guida autonoma i player in campo sono molti e come in tutti i mercati emergenti, il terreno su cui viaggiano è ormai un campo di battaglia.
Ieri a Washington Uber ha presentato Volvo XC90, il modello che avrà tutte le caratteristiche per poter girare nel traffico anche senza l’ausilio del guidatore.
Assemblato da Volvo Cars in Svezia, sarà dotato di sterzo e pedale del freno collegati ad un computer e non dipendenti da controllo umano.
Raquel Urtasun, Advanced Technologies Group chief scientist di Uber, si è vantata che il livello di intelligenza artificiale raggiunto da questo modello permetterà alla vettura di autoguidarsi autonomamente anche per lunghe distanze e senza il supporto di nessuna mappa.
“Il nostro obiettivo – ha affermato la Urtasan -è che possiate andare ovunque, nelle condizioni migliori, nel modo più veloce, sicuro ed economico”.
Intanto a Detroit, Ford Motor e Argo AI –partner che contribuisce con il suo know-how nel campo dell’intelligenza artificiale- hanno lanciato il test per ‘Ford Fusion Hybrid’, la macchina autoguidata che pensano di lanciare in 5 città grandi americane.
Interessante anche la proposta di Alphabet Inc’s Waymo che sta creando addirittura un servizio di taxi robot, che per ora opererebbe soltanto in Arizona. Per ampliare il bacino di utenti, la società il mese scorso ha stretto una partnership con Lyft.
La sudcoreana Hyundai Motor Co insieme a Kia Motors Corp stanno invece investendo nel software per il self driving “Aurora” sperando così di velocizzare i loro rispettivi risultati nel mercato in questione.
“Ad oggi comunque Uber non ha ancora la possibilità di vendere veicoli senza il controllo umano ha affermato” Meyhofer.
“Siamo ancora nella fase cosiddetta ibrida e la prossima dovrà comunque avere un’introduzione graduale”.
La sicurezza è la preoccupazione maggiore. Nel Marzo 2018, le autorità dell’Arizona hanno sospeso ad Uber l’ abilitazione ai test di self-driving dopo che una macchina del modello XC90 ha urtato e ucciso una donna durante la notte nella periferia di Phoenix. L’incidente è stato il primo caso di morte attribuito a questo tipo di test. “Benché il pubblico ministero abbia deciso che la compagnia non sia stata responsabile dell’incidente, Uber ha cessato i test in Arizona, ma pensa comunque di riprenderli presto a Toronto e San Francisco, ha spiegato” Meyhofer.