“Credo, più che mai, che lo sviluppo dell’economia digitale sia essenziale per contribuire all’uscita dalla crisi”. Ne è convinto il vice presidente della Commissione europea e responsabile per l’Industria, Antonio Tajani, il quale ha assicurato: “non è vero che Internet contribuisce alla perdita di posti di lavoro. Anzi, l’economia online crea occupazione”.
Intervenuto a un convegno sul commercio online organizzato da Google a Bruxelles, Tajani ha sottolineato che, nel momento in cui l’Unione europea “è alla ricerca di modi per rilanciare la crescita e creare nuovi posti di lavoro, l’economia di Internet rappresenta una delle ricette per aumentare la competitività delle nostre imprese, in particolare le nostre piccole e medie imprese”.
Infatti, ha ricordato, “oltre il 20% della crescita interna europea negli ultimi cinque anni può essere attribuita all’economia online”. Non a caso la Ue punta molto sul commercio elettronico in Europa entro il 2015: l’obiettivo è quello di raddoppiare entro questa scadenza la quota di e-commerce delle vendite al dettaglio (oggi al 3,4%) oltre alla quota dell’economia di Internet sul Pil europeo complessivo (che oggi è inferiore al 3%).
Secondo uno studio appena pubblicato, ha spiegato Tajani, le piccole e medie imprese “sono un vettore importante della nostra crescita e creazione di occupazione: tra il 2002 e il 2010 hanno contribuito per l’85% alla creazione di occupazione netta e danno lavoro a oltre i due terzi dei dipendenti nel settore privato in Europa”.
“Voglio anche sottolineare che, contrariamente al quanto si pensa, l’economia di Internet crea 2,6 posti di lavoro per ogni posto di lavoro ‘offline’ perso – ha spiegato il commissario – Quindi, internet non contribuisce alla perdita di posti di lavoro”.
Inoltre, le società tecnologiche “non sono le uniche beneficiarie dello sviluppo di Internet: al contrario, oltre il 75% del valore aggiunto creato da Internet si trova nelle industrie tradizionali’. Queste nuove tecnologie, quindi, ‘permettono alle pmi di liberare il loro potenziale creativo e innovativo e di accedere a nuovi mercati più facilmente rispetto al passato”.