Il nuovo ministro per il Commercio internazionale del governo britannico guidato da Boris Johnson, Anne-Marie Trevelyan, debutta in pubblico alla London tech Week con un keynote speech in cui illustra la sua strategia in cinque punti per dare nuovo impulso al settore nel Regno Unito, partendo dal superamento delle barriere digitali.
Il Regno Unito, secondo l’analisi di Trevelyan, deve superare le limitazioni digitali discriminatorie o inique per aiutare le imprese britanniche a crescere, afferma il ministro nel suo discorso in collegamento con una platea di imprenditori e leader del mondo dell’industria.
Il punto di partenza del ragionamento della ministro è che molte aziende si trovano in questo periodo ad affrontare limitazioni che le mettono nelle condizioni di non poter beneficiare a pieno dei vantaggi offerti dalle tecnologie digitali, o che le costringono a dover soddisfare richieste e requisiti ingiustificati “sulla localizzazione dei dati o sulla pubblicazione di informazioni che riguardano la proprietà intellettuale come i codici sorgenti”, si legge in una nota.
Rendere gli scambi commerciali digitali più semplici, questa la convinzione della neo ministro, consentirà alle aziende di ogni settore di raggiungere una platea più ampia di potenziali consumatori semplificando le procedure per le vendite online e consentendo operazioni più efficienti e a costi più contenuti. Dal canto loro gli utenti e i consumatori potranno beneficiale dell’accesso a marketplace internazionali che offriranno loro una gamma di prodotti più ampia oltre che servizi e prodotti più convenienti. Senza tralasciare l’importanza della sicurezza informatica e della protezione dei dati personali che rimarra regolata dalle norme stabilite dal governo britannico.
I cinque punti del piano
Il Governo Johnson si propone facilitare un sistema di mercato digitali più aperti per i consumatori britannici (questo il primo punto del programma), assicurando a loro e alle aziende Uk tutti i benefici che possono derivare dall’accesso ai mercati di altri Paesi.
La seconda priorità è di sostenere un flusso di dati libero e certificato attraverso le frontiere, in modo da rendere più semplice e meno costosa l’attività di chi utilizza i dati per le attività di commercio internazionale, mantenendo gli alti standard delle norme britanniche per la protezione delle informazioni.
Al terzo punto c’è l’intenzione di introdurre un sistema di salvaguardia molto attento per i consumatori e per la difesa della proprietà intellettuale.
Al quarto punto c’è la promozione dello sviluppo e dell’adozione di sistemi innovativi per il commercio digitale, dagli e-contract agli scambi senza carta, “che possono rendere le operazioni – spiega il ministero – più semplici, economiche, rapide e sicure”.
Infine il quinto punto del piano mira a rafforzare la cooperazione globale nel campo del digital trade grazie ad accordi con partner internazionali, utilizzando la presidenza britannica del G7 e la presenta all’interno del Wto per spingere i Paesi a essere più aperti verso il commercio digitale.
Trevelyan: “Accordi internazionali per spingere sugli scambi”
“Tutti noi dipendiamo dal commercio digitale – afferma Trevelyan – le aziende britanniche incontrano ancora barriere digitali in Paesi che adottano un approccio protezionistico. Io voglio che il Regno Unito rompa queste barriere, e che si apra a nuove opportunità per il mondo del business e per i consumatori, in modo che si possa ottenere un aumento della produttività, dei posti di lavoro e della crescita”.
“Il nostro piano in cinque punti – prosegue la neo-ministro – è il primo passo per dare forma a una politica internazionale sul commercio digitale per i decenni che verranno. Attraverso la nostra rete di accordi internazionali vogliamo arrivare ad aprire nuovi spazi, spingendo su idee innovative e fissando un nuovo ‘gold standard’ per il commercio internazionale”.
“Il commercio internazionale digitale nel Regno Unito è già in driver di crescita per la produttività e la crescita nel paese – conclude Trevelyan – e ha contribuito all’economia nazionale per 150.6 miliardi di sterline nel 2019, dando impiego al 4.6% della forza lavoro nazionale”.