Sostenibilità e sviluppo. Sono due parole che dovrebbero sempre andare a braccetto quando si parla di progresso, ma mai come nel caso del capitolo Ngn dell’agenda digitale italiana l’accoppiata dei due termini assume le sembianze di un ossimoro. O forse di un paradosso. Nasce prima l’offerta o la domanda di connessioni ad alta velocità? Bisogna potenziare un’infrastruttura esistente, e quindi implementabile in tempi e costi sostenibili, oppure puntare sullo sviluppo di una tecnologia future proof, scegliendo il non plus ultra delle soluzioni disponibili e investendo tempo e risorse commisurate allo sforzo?
Gli operatori si schermiscono con un vorrei ma non posso, e nel frattempo avanzano sulla Penisola alternando a nuove installazioni Ftth (Fiber To The Home) adeguamenti della vecchia rete in rame con collegamenti Fttc (Fiber To The Cabinet). Tutti concordano che a prescindere dalle prestazioni che si potranno raggiungere applicando sul doppino standard come G.Fast, Vectoring e Vdsl2, il futuro corre sulla fibra ottica. Ma nessuno, sembrerebbe, sa esattamente come raggiungerlo.
Di questo si è discusso durante il convegno annuale del Quadrato della Radio “Una nuova governance per le Tlc in Italia” andato in scena a Cremona lo scorso 23 maggio. Dopo i saluti del presidente Stefano Ciccotti, presidente del Quadrato della Radio i riflettori si sono accesi subito sul “caso” Cremona: la città vanta una rete in fibra da 500 km e un terzo degli edifici cablati: “Cremona è una città dalla forte vocazione all’uso delle tecnologie”, ha sottolineato il direttore generale di Linea Com Gerardo Paloschi. “La realizzazione dell’infrastruttura è stato il primo pilastro di una strategia votata a offrire servizi innovativi e sempre più avanzati”. “Laddove c’è cultura di nuove tecnologie allora c’è progresso – gli ha fatto eco Giampaolo Demi, direttore commerciale di Alpitel -. Purtroppo in Italia il gap è ancora alto e ciò determina una discontinuità fra l’abbondante offerta tecnologica e il suo utilizzo. Bisogna ripartire da qui”.
Secondo Umberto De Julio “è determinante una nuova governance per le Tlc: il settore è stato quello che più degli altri ha raggiunto il grado massimo di concorrenza, con prezzi continuamente al ribasso. Bisogna che le istituzioni riprendano in mano la situazione per assicurare una solida crescita del sistema e il rilancio dell’occupazione”.
Durante la tavola rotonda moderata dal direttore di CorCom Gildo Campesato si sono confrontati i protagonisti di un effervescente ma quanto mai incerto momento di transizione. Secondo Sandro Dionisi, direttore Global Advisory Services di Telecom Italia, l’Italia non è così indietro sul fronte broadband. “Entro il 2017 raggiungeremo il 75% di copertura della popolazione con il broadband, e stiamo procedendo nelle aree di maggior interesse con l’Ftth. Parliamo delle prime 40 città, che pesano per il 66% dell’utenza. Forse siamo partiti in ritardo ma c’è stata una forte accelerazione: non penso si debba per forza scegliere ora tra fibra e rame, le due soluzioni possono crescere insieme. L’importante è darsi regole di sistema”.Anche Vodafone rivendica l’impegno profuso sulle infrastrutture fisse e mobili, rispetto alle quali è stata raggiunta le velocità record di 300 Mbps grazie rispettivamente alle connessioni Ftth di Milano e Bologna e alla sperimentazione della rete 4G+. “L’Fttc avanza a un ritmo di 900 cabinet al mese, ed entro la fine del 2015 saranno 15mila”, ha detto Sandro Falleni, direttore
Implementazione rete fissa e mobile di Vodafone Italia. “Certo, il vero cambiamento arriverà quando dominerà la fibra, ma fino a che non ci saranno progetti di coinvestimento, la crescita dell’Fttc è inevitabile. I vantaggi offerti dall’implementazione del doppino di rame non si discutono, però sembra quasi di essere alle prese con l’elaborazione di un vecchio motorino: una volta messo a punto, corre. Il problema è che in alcune situazioni va guidato in tre”.
Il terzo in sella è Fastweb, la società che forse ha accolto con più slancio le nuove potenzialità dell’Fttc. “Che non preclude l’Ftth, anzi ne rappresenta una premessa”, ha detto Giorgio Proietti, Head of Field Network Operations. “L’Fttc permette un ampliamento uniforme dell’infrastruttura, senza distogliere investimenti da aree del Paese che altrimenti rimarrebbero a piedi. Le connessioni a 1 Gb non hanno ancora un mercato vasto per consentire a un operatore privato un business sostenibile, e noi abbiamo il compito di investire non solo in velocità, ma anche in stabilità della rete”.
Non la pensa così Guido Maria Garrone. “In prospettiva, la fibra garantirà capillarità al dato, per questo deve arrivare fin da ora nelle case”. Il coo di Metroweb è stato categorico: “Gli investimenti si fanno prima, impiegando soldi e tempo per creare un’offerta a cui si allaccerà subito la domanda. Funziona così, lo stiamo vedendo con Vodafone che a Milano, dove c’erano già i 100 Mbps di Fastweb, attiva mille nuovi clienti a settimana sulla rete a 300 Mbps”.
Capillarità per Stefano Pileri, ceo di Italtel, è sinonimo di rete elettrica. “Il ruolo di Enel sarà fondamentale per la diffusione dell’ultrabroadband. Aree che oggi per Telecom sono a fallimento di mercato possono essere collegate sfruttando la pervasività di un network condiviso, e sempre più ottimizzato dal software e dall’utilizzo del protocollo IP”. Comunque vada, i carrier devono trovare presto un accordo sull’Ftth, che – parola di Roberto Loiola – è la rete “migliore non solo dal punto di vista delle prestazioni, ma anche per manutenzione e usabilità”. E lo devono trovare prima dell’arrivo di competitor che quando si tratta di innovare non badano a spese. “Gli Ott sono impegnati su piani infrastrutturali”, ha detto con l’aria di chi la sa lunga il numero uno di Alcatel-Lucent Italia. Chi ha orecchie per intendere, intenda.