PUNTI DI VISTA

Ultrabroadband, l’ora delle non-telco: regole chiare di ingaggio e relazione

Per realizzare l’infrastruttura in fibra sono comparsi sul mercato nuovi operatori non appartenenti all’industria delle Tlc. Serve dunque collaborazione tra aziende e tra enti regolatori, come del resto auspica anche l’Ue. Ma sarà necessario aggiornare le norme

Pubblicato il 08 Lug 2016

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In passato la realizzazione delle reti a banda larga e la chiusura del digital divide di prima generazione sono avvenuti quasi esclusivamente all’interno dell’industria delle telecomunicazioni, con un supporto esterno degli investimenti pubblici (Governo, Regioni, fondi comunitari).

Con l’apertura del ciclo di investimenti per la realizzazione delle nuove reti in fibra ottica si è assistito alla comparsa di nuovi player non telco che si sono impegnati in primo piano nell’opera di infrastrutturazione del Paese. Il possesso di un asset infrastrutturale, in questa specifica fase di sviluppo delle reti ultra broadband, permette, infatti, a player diversi dagli operatori di telecomunicazioni di ritagliarsi un ruolo importante nel mercato delle reti ottiche.

La creazione di “nuovo ecosistema allargato” è sicuramente un’opportunità per un’efficiente programmazione finanziaria dei piani di infrastrutturazione del Paese, ma stimolare l’adesione di stakeholder anche molto diversi tra loro significa definire, nell’ambito delle rispettive competenze, ruoli e regole chiare di ingaggio e relazione.

Tre sono le aree principali di interazione tra stakeholder che possono velocizzare la diffusione delle infrastrutture a banda ultra larga nel nostro paese: la prima richiede la condivisione delle informazioni sulle reti, la seconda la collaborazione tra i soggetti gestori delle infrastrutture (e le relative autorità regolatorie) nei mercati potenzialmente interessati dalle reti ultrabroadband, e la terza la realizzazione di sinergie tra gli operatori privati e pubblici che investono nella realizzazione di infrastrutture a banda ultra larga.

Un esempio di convergenza tra stakeholders basata sulla condivisione delle informazioni è rappresentato dal sistema SinFi (Infrastructure Federated Information System) dove tutte le informazioni sulle reti di telecomunicazione, reti elettriche, reti idriche, reti gas, reti radiomobili ed altre infrastrutture troveranno posto in un unico database unitario gestito centralmente dal MiSE e da Infratel. Il catasto delle infrastrutture, potrebbe rappresentare, infatti, un primo esempio di gestione efficiente e centralizzata delle infrastrutture presenti sul territorio.

A livello operativo, questa gestione efficiente delle infrastrutture si traduce nella possibilità di accesso alle reti riutilizzabili per la banda ultra larga, in particolare le reti dei gestori energetici. La definizione delle regole di riutilizzo ha richiesto di passare attraverso una serie di decreti, l’ultimo dei quali del 15 febbraio 2016 in “Attuazione della direttiva 2014/61/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 15 maggio 2014, recante misure volte a ridurre i costi dell’installazione di reti di comunicazione elettronica ad alta velocità”.

L’efficacia del processo di definizione delle norme che vengono definite nell’ambito del riuso delle infrastrutture passa anche attraverso l’auspicabile collaborazione tra enti regolatori dei mercati coinvolti, in questo caso il mercato delle comunicazioni e dell’energia. Su questo fronte alcuni paesi europei come la Germania e la Spagna hanno scelto un approccio molto diretto, ovvero l’unificazione degli enti regolatori dei diversi servizi per garantire da un lato l’indipendenza dei regolatori, dall’altro una maggior efficienza a beneficio dei consumatori e degli utenti.

In Germania, il Bundesnetzagentur (BNetza) è un’Autorità indipendente che svolge funzioni di vigilanza e regolamentazione nei settori delle telecomunicazioni, dei servizi postali, dell’energia e dei trasporti ferroviari, al fine di garantire lo sviluppo organico e sinergico di tutte le infrastrutture di rete presenti sul territorio. La connotazione intersettoriale dell’Authority ha origine nel 2006, quando il governo tedesco decise di affidare all’allora Autorità di poste e telecomunicazioni (istituita nel 1994) anche la regolamentazione dei nuovi settori regolati dell’energia e dei trasporti. La convergenza in un unico organismo delle competenze di vigilanza e regolamentazione nei settori strategici per lo sviluppo infrastrutturale del Paese ha facilitato la realizzazione di un catasto unico delle infrastrutture, costituito, infatti, già nel 2009, che svolge un ruolo di primaria importanza nel processo di deployment delle reti a banda ultra larga.

Anche in Spagna si è assistito ad un percorso simile. Nel 2013, il governo spagnolo ha deciso di riunire in un unico organismo, la Comisión Nacional de los Mercados y la Competencia (CNMC), le Autorità di regolamentazione dei settori delle telecomunicazioni, dell’audiovisivo, dell’energia, dei trasporti, dei servizi postali e l’Autorità Antitrust, al fine di rafforzare l’indipendenza, incrementare la certezza giuridica e la trasparenza della regolamentazione di tali settori garantendo una concorrenza dinamica e una regolazione efficiente, a beneficio di utenti e consumatori. L’istituzione di un’Autorità convergente rientra nel disegno complessivo del governo spagnolo di affermare il principio di unità del mercato, volto a garantire la coesione del mercato nazionale facilitando lo sfruttamento delle economie di scala esistenti tra i vari settori, con il fine ultimo di rafforzare e sviluppare i mercati e l’economia nazionale.

In Italia, per quanto riguarda l’ultimo punto, ovvero le sinergie tra i piani di infrastrutturazione degli operatori, diventa necessario un forte coordinamento tra le varie iniziative in essere per garantire la gestione unitaria sia delle reti di telecomunicazioni sia delle regole ad essa associate.

In realtà le aspettative sono che si assista a uno sviluppo infrastrutturale in linea con le direttive dell’UE che invitano a sfruttare al massimo le sinergie tra i vari soggetti per la realizzazione delle reti digitali. Sinergie che porterebbero a ridurre notevolmente l’entità delle opere di ingegneria civile necessarie per la posa di reti di comunicazione elettronica e dunque anche i costi sociali e ambientali ad esse collegati (inquinamento, disagi per la popolazione, congestione del traffico).

Visti gli ingenti investimenti che sono già stati messi in campo e quelli che sono stati pianificati nell’orizzonte 2016 – 2018, sia da soggetti privati che dal pubblico, per la realizzazione di una delle infrastrutture più strategiche per il Paese diventa necessario intraprendere un percorso di definizione delle regole di ingaggio e relazione tra le parti che siano chiare e condivise e generino interesse per tutti.

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