Un lustro è un periodo relativamente breve per garantire la realizzazione di un’infrastruttura strategica e la rete di nuova generazione a banda ultralarga non rappresenta un’eccezione a questa regola. Non deve quindi stupire il susseguirsi di annunci, proposte negoziali e la ricerca di nuovi modelli di partnership pubblico privato per dotare il Paese di una rete a prova di futuro.
L’accelerazione per la realizzazione della rete mobile di quarta generazione (Lte) consente già oggi di coprire oltre l’80% della popolazione e nel prossimo triennio si supererà con ogni probabilità la soglia del 95%, senza dover ipotizzare contributi pubblici.
Il processo è più lento e complesso, oltre che costoso, per la rete a banda ultralarga fissa, per la quale il raggiungimento della soglia del 75% nel prossimo triennio è subordinato alla prosecuzione dei contributi pubblici. Grazie ai contributi pubblici, prevalentemente di origine comunitaria, in alcune regioni del Mezzogiorno oltre il 70% della popolazione potrà beneficiare dei servizi a almeno 30Mbps entro il prossimo anno, almeno in linea teorica, se verranno allestiti tutti gli armadi stradali raggiunti dalla fibra ottica.
Andare oltre questi livelli di copertura e l’ulteriore salto di qualità verso velocità superiori ai 100 Mbps richiede di affrontare un livello di complessità di molto superiore, ma è inevitabile, e auspicabile, che il dibattito si debba spostare su questi due aspetti.
Del resto, gli obiettivi europei risalgono all’inizio del decennio e nei Paesi più innovativi, inclusa la Cina, la sfida è ormai sul raggiungimento delle velocità dell’ordine di centinaia di Mbps, fino al Gbps, mentre bussa alla porta la quinta generazione mobile.