Potrebbe essere stato un bug informatico a ritardare la scoperta della prima scintilla nell’incendio di Notre Dame. Lasciando via libera alle fiamme. Lo scrive il Messaggero riportando che il primo allarme lanciato dal sistema elettronico aveva individuato un “falso positivo”. “Un agente della sicurezza – si legge – si è recato sul posto in cui avrebbe dovuto esserci un problema e non ha trovato nulla di sospetto”. Un secondo allarme, scattato dopo 23 minuti, ha invece portato l’agente in un punto dove però le fiamme erano già alte.
L’ipotesi è una delle molte al vaglio dei tecnici del laboratorio centrale della Prefettura di Parigi, che stanno lavorando tra le macerie della cattedrale in cerca del del luogo in cui è divampata il primo fuoco.
Ma è sempre la tecnologia, questa volta “positiva”, che potrebbe contribuire a una più rapida ricostruzione di Notre Dame. Nel 2015 è stata fatta una copia 3D virtuale delle cattedrale grazie ad una scansione laser dell’intero edificio che è stata salvata in un archivio digitale. Il lavoro svolto da un gruppo di storici specializzati in architettura delle grandi cattedrali gotiche per il National Geographic, è stato guidato da Andrew Tallon del Vassar College, Stati Uniti, che ha “registrato” ogni dettaglio con un margine di errore di pochi millimetri, fornendo una mappa da seguire per la ricostruzione della chiesa.
La scansione è stata realizzata mettendo insieme i dati presi da 50 diverse postazioni, all’interno e fuori Notre Dame, che hanno prodotto un miliardo di misurazioni. Per ogni scansione il laser ha perlustrato l’area in ogni direzione, registrando l’esatta posizione di tutte le superfici incontrate, dai contrafforti alle colonne.
Il risultato sono milioni di punti colorati che si uniscono a formare una replica tridimensionale perfetta della cattedrale. Il lavoro di Tallon ha anche svelato tutti i segreti impiegati nella costruzione di Notre Dame, avvenuta tra il 1163 e il 1345, come la progettazione delle altissime arcate.