L'EDITORIALE

Una politica per le Tlc

Suona troppo keynesiano? Chiamiamola almeno strategia politica di lungo periodo. Basta guardare alla Germania o agli Stati Uniti

Pubblicato il 18 Mar 2013

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La recessione ha colpito duro e persino i consumi telefonici scendono. Nel 2012 sono “spariti” dai budget delle telco 1,5 miliardi; altrettanti potrebbero evaporare quest’anno. I bilanci 2012 dei principali player non esaltano nessuno, nemmeno chi dichiara le performance migliori. Se Sparta piange, Atene non ride.

Non ride nemmeno il settore dei fornitori di apparati: le difficoltà delle multinazionali presenti in Italia o delle nostre imprese di impiantistica sono sotto gli occhi di tutti. Un intero ecosistema si è impantanato. A subirne le conseguenze sono in primis i lavoratori del settore, stretti fra esuberi, prepensionamenti, cassa integrazione, incertezza del futuro. Crescono, e bene, le Internet company. Ma hanno testa, occupazione e tasse soprattutto fuori Italia. Calano i consumi di telefonia, ma ancor più le tariffe. I consumatori ringraziano: sono anni che le tlc contribuiscono più di tutti al contenimento dell’inflazione.

Ultimamente, però, ciò non è avvenuto per ragioni sane (incrementi di produttività) ma per una guerra dei prezzi che fa male a tutti. Con la torta più stretta, la battaglia a chi piglia di più è la battaglia a chi si prenderà le briciole rimaste. Anche i consumatori ne soffriranno: la qualità, già si vede, sarà la prima a risentirne, gli investimenti saranno tagliati, l’innovazione sarà ritardata, il Paese perderà ancor più in competitività. Questo mentre la digital economy esplode in tutto il mondo.

Va trovato un nuovo equilibrio positivo per tutti: aziende, consumatori, interesse generale del Paese. Sembrerà desueto, ma serve una politica industriale per le tlc e più in generale per l’Ict. Suona troppo keynesiano? Chiamiamola almeno strategia politica di lungo periodo. Basta guardare alla Germania o agli Usa.

Stanno per arrivare i fondi Ue sul broadband: con che logica li allochiamo? Quale sarà il destino di Telecom Italia e della sua rete? Il destino, cioè, di una delle poche grandi imprese del Paese? Quali le “linee guida” politiche dentro cui i regolatori possano trovare una bussola per la propria iniziativa, ovviamente indipendente? La legislatura sarà breve, ma lo sguardo deve essere lungo.

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