IL CASO

Scoppia il “caso” Piacentini, in ballo le quote in Amazon

Il presidente della commissione Bilancio della Camera Francesco Boccia chiede chiarimenti. Si proliferebbe un conflitto di interessi per il nuovo Commissario per il digitale

Pubblicato il 08 Set 2016

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“Piacentini è un uomo della Repubblica italiana o un uomo di Amazon? Chiarisca, una volta per tutte, se detiene ancora azioni nel colosso statunitense, perché se così fosse è evidente che si profila un chiaro conflitto d’interessi”. È quanto dichiara in un’intervista all’Huffington Post, Francesco Boccia, presidente della Commissione Bilancio della Camera dei Deputati e membro del Partito Democratico in merito a Diego Piacentini, ex top manager di Amazon e dal 17 agosto commissario per il Digitale.

Amazon ha fatto sapere che Piacentini ha rescisso i rapporti con il colosso dell’e-commerce nel momento in cui è entrato in carica come super-consulente del governo Renzi. Ma per Boccia non è sufficiente.

“In alcune di queste grandi aziende…lo stipendio è l’ultimo dei problemi. Noi auspichiamo che Piacentini abbia lasciato definitivamente Amazon. Se detiene stock options è evidente che il problema non è il lavoro dipendente, ma se è ancora azionista o meno. Come è noto – evidenzia il Presidente della Commissione Bilancio – in Amazon e in molte di queste multinazionali lo stipendio base è relativo e spesso basso, ma poi ci sono compensi dati attraverso milioni di dollari in azioni. Il tema è semplice: è ancora azionista o no? Detiene stock options o no? Basta rispondere sì o no”.

Boccia ricorda che “Piacentini conoscerà tutti i retroscena della Pubblica Amministrazione digitale italiana e le scelte del governo in materia. Conoscerà i dettagli del mercato e dei concorrenti nazionali di Amazon in Italia e le stesse strategie fiscali che stiamo concordando in Europa, solo per fare alcuni esempi”.

Il problema evidentemente non è nuovo sulla scena politica italiana, anzi. “Io dico solo che se tu decidi di lavorare e fare del bene per il tuo Paese, sei il benvenuto, lo fai per anni e non lo fai essendo azionista di un grande gruppo – conclude Boccia – Per molto meno abbiamo messo Berlusconi in croce per vent’anni sul tema del conflitto d’interessi. Noi abbiamo il dovere non solo di risolvere il tema del conflitto d’interessi al tempo dell’economia digitale, ma di dimostrare di averlo già fatto con atteggiamenti e comportamenti che vanno in questa direzione”.

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