L’amministrazione Obama ha firmato un’intesa per un anno in base alla quale, per 10,6 milioni di dollari, Washington potrà usare il nuovo satellite Apstar-7, di proprietà di una controllata della società statale China Satellite Communication Company, per le comunicazioni e la spedizione di dati delle proprie truppe che operano nel continente africano. L’accordo è stato reso pubblico, con scarsa pubblicità, durante un’audizione di una commissione a Capitol Hill. Un accordo che può apparire un paradosso nel contesto degli aspri rapporti Usa-Cina anche sul fronte tecnologico.
Il Dipartimento della Difesa Usa ha sottolineato di non aver potuto fare una scelta diversa, dal momento che il satellite cinese è l’unico a fornire la copertura di cui necessitano i militari statunitensi nell’ambito del continente africano. “La banda larga era disponibile solo con il satellite cinese” ha dichiarato il vice-assistente del segretario alla Difesa per lo Spazio, Doug Loverro, alla commissione per i Servizi armati della Camera. “Riconosciamo che ci sono preoccupazioni tra la gente per l’uso di satelliti cinesi a sostegno delle nostre truppe. Ma riconosciamo anche che le nostre truppe hanno bisogno di sostegno e certe volte dobbiamo andare nell’unico posto dove possiamo ottenerlo”.
Il Pentagono ha voluto rassicurare i deputati, affermando che i dati che passeranno attraverso l’Apstar-7 saranno protetti da potenziali intercettazioni cinesi. Nel 2012, per la prima volta, la Cina ha operato più lanci spaziali degli Stati Uniti, compresi quelli per i satelliti per le comunicazioni Chinasat 12 e Apstar-7, che consentiranno un’ampia copertura del continente africano, dove sono sempre più elevati gli interessi economici di Pechino.
Uno dei più recenti “j’accuse” formulato dagli Usa nei confronti della Cina risale al mese scorso, quando Tom Donilon, consigliere per la Sicurezza nazionale della Casa Bianca, ha detto che “le aziende Usa sono molto preoccupate per l’escalation di intrusioni informatiche finalizzate al furto di materiale e informazioni riservate, compresi brevetti tecnologici, che arrivano su ampia scala dalla Cina”. Per tutta risposta Pechino si è detta pronta a collaborare con la comunità internazionale per mantenere la sicurezza e l’‘apertura’ di Internet.