Nonostante gli interventi messi in atto dopo la clamorosa violazione dei sistemi informatici degli uffici del personale federale le reti informatiche del governo degli Stati Uniti rimangono vulnerabili agli attacchi degli hacker: è quanto pubblica il quotidiano statunitense The New York Times. Secondo gli esperti infatti il “cybersprint” ordinato dall’Amministrazione Obama negli ultimi trenta giorni è servito solo a mettere qualche pezza in un sistema dotato di equipaggiamento spesso antiquato e con software di difesa informatica a dir poco scarsi.
Tra le misure adottate – in molte, ma non in tutte le agenzie federali – vi è un login con una doppia chiave di autenticazione, mentre migliaia di impiegati e contractor di basso livello che fin qui avevano accesso a dati sensibili sono stati eliminati dalla rete interna.
Dopo una trascuratezza che risale ad almeno due decenni fa e documentata in decine di audit e rapporti interni il governo federale rimane tuttavia in pesante ritardo tecnologico rispetto agli hacker, e non è ancora riuscito a dotarsi degli ultimi ritrovato – ci vorrà almeno un anno per le principali agenzie, di più per le altre – ma anche delle risorse umane necessarie per fare fronte a questo genere di rischi.
L’ultimo attacco hacker, avvenuto nello scorso giugno, ha messo a rischio di dati di 21 milioni di persone, ma molte altre violazioni avvenute in diversi Dipartimenti nel corso degli ultimi anni hanno portato al furto dei dati di altre centinaia di migliaia di persone.