Utenti biz e consumer con la testa sulla “nuvola”

Amd: in Europa i dati on the cloud delle imprese valgono 250mila dollari. Cresce l’interesse anche da parte dei consumatori: secondo Ericsson il 35% interagisce sui social network tramite device mobili

Pubblicato il 16 Mag 2011

Quasi il 37% dei clienti cloud in Europa stima di memorizzare sulla
nuvola un valore di dati pari a 250mila dollari. A dirlo uno studio
di Amd, secondo cui il 42% delle imprese considera i servizi cloud
necessari alla riduzione dei costi IT anche se il 59% considera la
sicurezza ancora un rischio. Solo il 32% considera
l’affidabilità della propria connessione Internet un
rischio.
Nella regione Asia-Pacifico il 67% delle imprese migrate al cloud
vede già risultati nel valore del business; il 54% ritiene
l’aumento di rendimento uno dei maggiori vantaggi. Tra le
applicazioni più diffuse spiccano quelle contabili e finanziarie
con il 57% delle aziende le ospitano in ambiente cloud.

Ma la nuvola non seduce solo l'utenza business. Ad affidarsi a
servizi cloud anche i consumatori: il 35% degli utenti di iPhone e
Android – come rileva la icerca del ConsumerLab Ericsson –
interagiscono con i propri contatti attraverso applicazioni come
Facebook dal proprio smartphone ancora prima di alzarsi dal
letto.

Il ConsumerLab Ericsson, che ha censito  un campione di
consumatori provenienti da alcune aree degli Stati Uniti,
dell’Europa e del Giappone per 18 mesi rispetto all’utilizzo
del mobile Internet, mostra che la possibilità di essere sempre
connessi a Internet rende i consumatori sempre più dipendenti
dalla tecnologia cloud per le proprie necessità quotidiane. Questo
trend rivoluzionario è iniziato con l’avvento degli smartphone e
sta proseguendo con il sempre crescente utilizzo di applicazioni da
dispos itivi mobili. Sono infatti proprio queste che influiscono
sul modo in cui gli individui utilizzano i dispositivi
connessi.

Il comportamento nei confronti delle applicazioni sta producendo
una nuova serie di aspettative rispetto alla possibilità di
connettere alla rete dispositivi elettronici, che risulta
auspicabile se ritenuta utile. Il 54% degli americani che
utilizzano dispositivi mobili per l’archiviazione per esempio
dichiara che vorrebbe poter sincronizzare questi device con i file
del proprio Pc di casa in mobilità, ovunque ci si trovi. Il 49%
dei possessori di fotocamere vorrebbe invece un accesso diretto a
servizi sicuri di archiviazione online per le proprie foto
attraverso la propria macchina fotografica digitale.

“La nostra ricerca rileva un coinvolgimento emotivo degli
individui nei confronti di alcune applicazioni – spiega Michael
Björn, Head of Research, Ericsson ConsumerLab – I consumatori
infatti mostrano una fidelizzazione nei confronti di quelle app che
permettono loro di avere un maggiore controllo sulle proprie
attività quotidiane e trasformano la routine in un’esperienza
positiva. Le app danno ai consumatori anche un rinnovato senso di
libertà: se sorge un problema, probabilmente c’è
un’applicazione che può aiutare a risolverlo”.

In questo senso la “cultura dell’app” può essere facilmente
trasferita da un dispositivo mobile all’altro. È il contesto
ora, non più il mezzo, il fattore discriminante nell’utilizzo
delle app: gli individui infatti possono usare la stessa
applicazione sia attraverso uno smartphone che attraverso un
tablet.

Lo studio evidenzia anche ciò che può essere considerato un punto
di svolta: senza badare al dispositivo, gli individui stanno
scoprendo progressivamente le difficoltà che derivano dal non
essere costantemente connessi grazie alla tecnologia cloud.

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