Il futuro è la smaterializzazione. Dei contenuti, ma anche dei
pagamenti. E il futuro, oltre a essere, per definizione, delle
nuove generazioni, è anche globale, con sempre meno confini. Ne è
convinto Renzo Vanetti, amministratore delegato di Sia-Ssb, uno dei
leader europei nel settore dell’Ict e della fornitura di servizi
e soluzioni alla comunità finanziaria internazionale, nato dalla
fusione fra la Società interbancaria per l’automazione e la
Società per i servizi bancari nel 2007. Che oggi, con l’entrata
in vigore alla costruzione della Sepa, l’area unica dei pagamenti
in euro, che consentirà notevoli risparmi e benefici per imprese,
Pubblica amministrazione e per i consumatori che avranno a
disposizione gli stessi strumenti di pagamento in tutti i Paesi,
sta contribuendo ad abbattere un’altra barriera.
A che punto siamo con l’attuazione della Sepa? E
soprattutto, cosa vuol dire per cittadini e imprese?
Quello della Sepa sarà un cambio epocale, ma per ora ci sono
ancora diverse tematiche aperte. Prima di tutto c’è quella
dell’attivazione dei servizi. Giusto per fare un esempio: siamo
partiti con il “credit transfer”, ovvero con i bonifici, nel
gennaio 2008. Eppure, ad oggi, non più del 5% viene effettuato
secondo lo standard Sepa. Intendiamoci, è una situazione più che
altro fisiologica dipendente principalmente dal fatto che non è
ancora stata fissata una deadline definitiva e finché questo non
avverrà i volumi cresceranno con grande calma. Dopo i bonifici vi
sono gli incassi: anche qui, dal mese di novembre è partito il
servizio “direct debit”, ma restano da fare una serie di
normalizzazioni, perché i clienti possano apprezzarne al meglio il
valore; normalizzazioni da coniugare con l’introduzione di
servizi a valore aggiunto, come ad esempio gli Aos (ovvero gli
Additional Optional Services), per poter garantire che vengano
mantenute le funzionalità e le caratteristiche peculiari degli
schemi domestici sopra al livello standard europeo. Pur
considerando queste tematiche, che restano per ora aperte, è ovvio
che con la Sepa ci saranno in Europa benefici grandissimi e
diventeranno tangibili quando l’area unica dei pagamenti in euro
sarà realtà in tutti gli Stati che hanno aderito. Per i cittadini
il vantaggio sarà come con l’avvento dell’euro, la
possibilità di operare con le banche in ogni paese allo stesso
modo, mentre per le imprese, ad esempio, sarà possibile gestire
incassi e pagamenti con più facilità dalle filiali estere
europee, proprio per l’adozione di standard unici, e pertanto con
minori costi gestionali.
Mentre, a livello Paese, un utilizzo minore del contante potrebbe
far risparmiare. Secondo l’Abi la gestione del contante costa
circa 10 miliardi all’anno…
Senza tener conto dei costi dipendenti dalle falsificazioni,
pensiamo solo a quante volte il contante viene contato. Solo il
costo di contazione è un dato che farebbe capire quanto si
potrebbe risparmiare passando a un utilizzo più intensivo del
denaro elettronico. Questo è uno degli esempi fra le tante
motivazioni che spingono verso i pagamenti elettronici in
alternativa al contante.
Peccato che in Italia pagamento elettronico ed e-commerce
si scontrino con una propensione al risparmio e con una
penetrazione tecnologica al di sotto delle medie
europee.
È vero che in Italia c’è grande propensione al risparmio, ma io
confido molto sulle nuove generazioni, quelle che hanno appena
finito l’università, che stanno entrando nel mondo del lavoro e
stanno diventando clienti delle banche. Quelle che sono cresciute
nell’era digitale: tutti utenti/clienti che saranno propensi ad
usare le carte di pagamento, che non saranno propensi ad andare
fisicamente nelle banche, ma ad usare il remote banking da casa
loro. Sarà un cambio epocale in termini di approccio, perché
queste generazioni diventeranno non solo clienti ma anche manager
nelle aziende e cambieranno il modo di operare delle aziende
stesse. Tutto ci porta in una logica di smaterializzazione:
d’altra parte, l’e-commerce nell’Europa occidentale sarà
utilizzato dal 54% della popolazione adulta nel 2014.
Il sistema-Italia è pronto a questo passo? In particolare,
pensiamo alle banche e alla Pubblica amministrazione, due volani
importanti.
Le banche italiane hanno fatto moltissimi passi avanti, sono pronte
per accogliere questo tipo di operatività. Certo, sarà necessario
governare l’innovazione, partendo proprio dai servizi: mobile
payment e contactless payment saranno due frontiere su cui puntare,
visto che per i micro pagamenti nel 2012 sono previsti 250 miliardi
di transazioni bancarie a livello mondiale. Per quanto riguarda la
Pubblica amministrazione, credo che il governo stia facendo un
ottimo lavoro e che il processo di digitalizzazione stia procedendo
a passi spediti. Come Sia-Ssb contiamo molto su questo, perché
l’amministrazione è uno dei produttori di pagamenti più grandi
del mercato. Tornando all’attuazione della Sepa, la migrazione
della PA sarebbe un passo grandioso per aumentare quella
percentuale del 5% circa di bonifici che abbiamo ora. Insomma, di
sicuro può essere un aiuto, ma l’aiuto vero in questo campo è
quello della smaterializzazione dell’intera catena del valore:
dall’ordine elettronico alla fattura elettronica. Se infatti
proviamo a guardare questa catena in un’ottica di efficienza e di
produttività, è evidente come le piccole e medie imprese
trarrebbero beneficio se fossero attrezzate per ricevere un ordine
dalla PA via internet, processarlo, spedire la merce e inviare una
fattura di tipo elettronico che verrebbe, automaticamente,
processata dalla controparte, creando a sua volta un dato
elettronico che generi il bonifico per pagare, e che dia origine da
entrambe le parti ad una riconciliazione automatica, verso
l’ordine e verso la fattura.
Tutto questo dovrebbe svilupparsi su una base
infrastrutturale adeguata.
Ovviamente, se pensiamo che uno dei paesi che ha il più elevato
numero di transazioni elettroniche è la Finlandia, è facile
costruire una correlazione con l’infrastruttura tecnologica molto
avanzata che ha sviluppato per raggiungere il singolo cittadino o
la singola impresa. Pertanto una base infrastrutturale adeguata non
dico che sia un prerequisito, ma è sicuramente un elemento che
facilita.
Che da solo non basta: servirebbe anche una svolta
culturale.
La cultura su un certo comportamento è un qualcosa che si modifica
nel tempo, per effetto di conoscenza, apprendimento e abitudine
all’uso. Perciò questo tipo di cultura è qualcosa che deve
nascere dalla formazione delle persone ed in prima battuta dalla
scuola che deve sempre più diventare una scuola digitale.