L’impianto normativo in materia di vendite a distanza, principalmente sui canali online, che entrerà in vigore il prossimo 14 giugno, presenta due grandi difetti: la diversità di trattamento “giuridico” tra operatori on e offline, la mancanza di reali tutele verso i consumatori.
Aver “lievemente” ampliato alcuni diritti verso i consumatori, con l’introduzione del principio della parità di trattamento tra contratti stipulati fuori dai punti vendita e contratti stipulati “a distanza” con ulteriori obblighi di informazione e con l’estensione a 14 giorni dei tempi per l’esercizio del Diritto di Recesso, non può essere definito un grande cambiamento.
Di fatto è stata “riordinata la scrivania” uniformando la disciplina dei contratti stipulati fuori dai locali commerciali, parificandola a quella dei contratti “a distanza”, che includono le televendite e le vendite effettuate per telefono, ma la polvere, gli aloni, i segni del tempo sono rimasti tutti.
La vera sfida da affrontare riguarda l’introduzione, in maniera pervasiva in tutti gli atti legislativi e regolamentari, del principio della “par condicio” normativa tra tutti i canali della distribuzione, fondamentale per creare un ecosistema più equilibrato e tutelante. È necessario dare spazio, con norme e codici innovativi, ad un mercato sempre più globale e multicanale, al tempo stesso è importantissimo che i diritti dei consumatori vengano tutelati anche se si opera su piattaforme commerciali online.
Ci piacerebbe che tali suggerimenti venissero presi in considerazione dalle Commissioni parlamentari Attività Produttive di Camera e Senato, e che venisse realmente fatta una ricognizione sullo status generale delle norme in materia di vendite online. Si lavori per affrontare senza ritardo questi problemi considerando l’entrata in vigore del Decreto Legislativo 21/2014 solo un primo stentato passo di un cammino impegnativo che dovremo necessariamente affrontare a tutta la velocità e con l’urgenza che merita.