Nel passaparola tra chi è impegnato nella realizzazione dell’evento, Digital Venice 2014 “è un’occasione”. Un’opportunità, e non un rischio. Una sfida che richiede coraggio, e non paura del nuovo. Per il Governo Italiano, che ha scelto di iniziare il proprio semestre di turno alla guida del Consiglio europeo proprio con un evento legato al digitale, sarà una vetrina. Proprio l’Italia, quella che arranca in tutti i ranking europei di settore, scommette sul futuro, vuole recuperare il terreno perduto e si candida a un ruolo di “guida”. Ma sarà un’occasione anche per l’Unione europea, che potrà definire le priorità per il futuro, proprio in un momento chiave come quello del passaggio tra il vecchio e il nuovo Parlamento europeo, e tra la vecchia e la nuova Commissione Ue.
L’8 luglio all’Arsenale di Venezia confluiranno tutte queste suggestioni, e perché l’evento abbia successo è necessario che si trasformino in obiettivi, in impegni, in scadenze e in fatti.
Così per l’Italia il Governo guidato da Matteo Renzi sta spingendo per poter avere pronto a Venezia il calendario del proprio semestre di presidenza del Consiglio Ue, durante il quale farà tutto il possibile per portare a casa alcuni obiettivi che ne segnino l’efficacia. A partire, per rimanere in ambito “digitale”, dalla direttiva sul digital single market delle telecomunicazioni, uno dei temi in primo piano per il commissario uscente all’Agenda digitale, Neelie Kroes, che nelle scorse settimane si è detta fiduciosa nell’Italia per l’approvazione del provvedimento.
Una fiducia, quella del commissario Kroes verso il Governo italiano, che però si inizia a “respirare” anche tra i Paesi membri, almeno stando a quanto i rappresentanti dell’esecutivo guidato da Matteo Renzi riportano al ritorno dai loro incontri internazionali. Il Governo è infatti impegnato ormai da qualche settimana in una serie di summit che coinvolgono ministri e sottosegretari, che incontrano i loro omologhi degli altri Stati dell’unione per trovare i “punti di sintesi” necessari per dare vita a un’agenda condivisa e non rischiare che il semestre possa essere “ingessato” da trattative estenuanti.
Rispetto al digitale e nello specifico a Digital Venice i ministeri più coinvolti sono quello alla Pubblica amministrazione, guidato da Marianna Madia, titolare, oltre che della riforma della PA, anche della delega all’agenda digitale, e il Mise, dove la delega alle Comunicazioni è di Antonello Giacomelli, che nei giorni scorsi è stato a Madrid, Parigi e Berlino per passare in rassegna i temi di sua competenza con gli altri Governi Ue e stabilire insieme priorità e tabelle di marcia.
Questo potrebbe voler dire che, al di là della direttiva sul Digital single market per le Tlc, che ha registrato più di una perplessità negli ultimi mesi e le resistenze degli addetti ai lavori per la prevista abolizione delle tariffe di roaming, e che è comunque stata “annunciata” dalla Kroes, durante i 5 wokshop dell’8 luglio si possa trovare uno spazio per mettere all’attenzione di tutti l’Internet Governance e la net neutrality, tema molto dibattuto e su cui il Governo vorrebbe trovare una sintesi nell’Unione, per poter così trattare con una sola voce con Stati Uniti. Quanto alla PA, su cui Matteo Renzi sta spingendo in modo particolare per l’Italia, a Venezia si potrebbero mettere le basi perché la proposta dell’identità digitale e del pin unico per la pubblica amministrazione, due dei punti fondanti del lavoro svolto da Francesco Caio come commissario Agid, vengano estesi a tutta l’Ue.
Quello su cui la presidenza italiana punta molto, in ogni caso, è la “Venice declaration”, il documento finale che scaturirà da Digital Venice e che sarà annunciato alla fine della mattinata dell’8 luglio da Matteo Renzi e Neelie Kroes. Da Bruxelles spiegano che non si tratterà di un documento autocelebrativo e rivolto al passato, ma di un punto di partenza, di un passaggio di consegne per il Parlamento neo eletto e la commissione che si insedierà nei prossimi mesi.
Il Governo italiano, da parte sua, punta molto sulla “Venice declaration” come punto di partenza del semestre, ed è determinato a pensare che le buone intenzioni dovranno trasformarsi in direttive e risultati politici. Così la dichiarazione viene immaginata e vissuta come il “battesimo” di una nuova fase per l’Unione, quella del passaggio dalle migliori intenzioni ai fatti, nel tentativo di raggiungere e coinvolgere i cittadini europei nella logica della “sfida” dell’innovazione.