INVESTIMENTI

Venture capital, entra nel vivo il progetto Ue per gli “unicorni”: sul piatto 3,5 miliardi

Il più grande fondo gestito dallo European Innovation Council, ha siglato i primi accordi di investimento. Si parte dal settore Sanità con la startup francese CorWave

Pubblicato il 25 Mar 2021

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L’Unione europea ha cominciato a utilizzare il più grande fondo di venture capital mai creato nella regione e parte dal settore della salute con un investimento in CorWave. La startup francese sviluppa una pompa cardiaca impiantabile basata su una tecnologia innovativa e ha raccolto 35 milioni di euro per la sua crescita, di cui 15 milioni dal fondo gestito dallo European innovation council (Eic).

Il nuovo fondo VC europeo ha una dotazione di 3,5 miliardi di euro. L’obiettivo è creare startup con alto potenziale di innovazione tecnologica che possano rivaleggiare con le startup dell’Asia e degli Stati Uniti. L’Europa vuole i suoi unicorni, società capaci di rivoluzionare i mercati e di crescere fino a imporsi come big del settore. 

Colmare il gap negli investimenti early-stage

“Gli investitori privati in Europa solitamente non spendono 15 milioni di euro in una società che ancora non è giunta nella fase dei test clinici”, ha commentato il ceo di CorWave, Louis de Lillers, su Bloomberg. “Tengono la maggior parte dei capitali per società in fase avanzata dei trial clinici o addirittura già capaci di generare vendite. “Il fondo dell’Eic davvero colma un gap”.

Il fondo ha siglato altri accordi subito dopo quello con CorWave: i beneficiari sono la società farmaceutica islandese Epi-Endo Pharmaceuticals (focalizzata sul trattamento delle malattie respiratorie croniche), l’irlandese Geowox (valutazioni di immobili automatizzate col machine learning), la società francese dei droni autonomi alimentati a energia solare Xsun, e Hiber (Olanda), società delle comunicazionin satellitari che fornisce una soluzione di connettività IoT globale e a prezzi economici.

L’Europa vuole costruire i nuovi campioni del deep tech

L’Unione europea è consapevole di essere rimasta indietro nella corsa alla creazione di società innovative capaci di crescere fino a rivoluzionare e dominare un mercato, come è accaduto negli Usa con Google, Apple, Facebook e Amazon – le Big tech spesso raggruppate nella sigla Gafa.

Ma la tecnologia continua a evolversi e la nuova ondata porterà innovazioni in settori emergenti come il quantum computing, la blockchain e l’intelligenza artificiale e l‘Europa vuole saltare sul treno e rimettersi in corsa.

“Dobbiamo prenderci dei rischi allo scopo di creare le condizioni con cui le nostre aziende potranno essere leader dei mercati futuri”, secondo le parole di Jean-David Malo, direttore dello European ionnovation council.

Malo ha affermato che investire direttamente nelle startup permette di affrontare due aree critiche in cui gli imprenditori europei tendono a non essere presenti: trasferire la ricerca di laboratorio in imprese con scopi commerciali, e far crescere startup del deep-tech ad alto rischio in aree come la salute, la sostenibilità e la manifattura avanzata.

L’Ue vuole stimolare anche il venture capital privato

Come parte del fondo da 3 miliardi di euro dell’Eic, l’Unione europea possiederà tra il 10% e il 25% delle società in cui investe direttamente. Gli investimenti variano da 500.000 euro fino a 15 milioni, come quello ottenuto da CorWave.

Il fondo mette a disposizione ulteriori 7 miliardi di euro per le startup nella forma non di investimenti con acquisizione di una partecipazione, bensì di investimento a fondo perduto.

Questo strumento si aggiunge a quelli esistenti in Europa per il sostegno alle startup, anche tramite investimenti indiretti nelle società del venture capital tramite lo European investment fund. La Commissione europea ha chiarito che il nuovo fondo dell’Eic non toglierà risorse agli investimenti nelle società del VC.

L’obiettivo, ha detto Malo, è di stimolare gli investimenti privati, non sostituirli. Al tempo stesso l’intervento del venture capital “pubblico” permette di attendere anche tempi lunghi di sviluppo di una startup innovativa e di sobbarcarsi i rischi di innovazioni che non sempre finiscono con l’avere successo o sbocco sul mercato.

Un approccio non condiviso da alcuni analisti. “Se una società deep-tech europea non riesce a reperire venture capital”, commenta Tom Wehmeier, socio di Atomico, “probabilmente è perché il team, le possibilità di crescita o il modello di business non sono convincenti”.

Ma per l’Europa sostenere le startup innovative è fondamentale, ha sottolineato Hermann Hauser, co-fondatore di Amadeus Capital Partners e vice presidente dell’advisory board dell’Eic, perché lavora verso l’obiettivo della sovranità digitale, che permetterà all’Ue di essere più indipendente dalle importazioni di tecnologie, soprattutto se di importanza strategica.

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