L’ANALISI

Venture capital, in Italia curva piatta. Growth Capital: “Il ruolo di Cpd sarà cruciale”



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Gli investimenti non decollano e il secondo trimestre marcia a un ritmo in calo rispetto a inizio anno. Software e smart city le uniche due aree a tenere banco. “Si sta assistendo a una maggior difficoltà a chiudere raccolte di capitale e a deal sempre più complessi nella struttura”. E il contesto non è favorevole fra elevati tassi d’interesse e inflazione

Pubblicato il 15 lug 2024



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“In un delicato contesto di mercato, caratterizzato da elevati tassi d’interesse, inflazione e difficoltà a realizzare exit di successo, si sta assistendo a una maggior difficoltà a chiudere raccolte di capitale e a deal sempre più complessi nella struttura. Il sentiment degli operatori rimane stabile rispetto a sei mesi fa e ci si attende una ripresa del mercato nei prossimi trimestri, che dipenderà da una molteplicità di fattori. Tra questi, il ruolo di Cdp sarà di cruciale importanza: i 3,5 miliardi di euro in investimenti previsti nei prossimi 4 anni e la ratifica del nuovo piano industriale potranno dare nuovo impulso all’ecosistema italiano, creando un effetto a catena positivo sugli investimenti diretti e indiretti”.

Lo ha affermato Fabio Mondini de Focatiis, Founding Partner di Growth Capital, alla presentazione dell’Osservatorio sul Venture Capital (VC) in Italia – realizzato da Growth Capital, la banca di investimento tech leader nell’ecosistema Venture Capital, in collaborazione con Italian Tech Alliance, l’associazione italiana del Venture Capital, degli investitori in innovazione e delle startup e pmi innovative, che monitora su base trimestrale l’andamento degli investimenti in Venture Capital in Italia e i principali trend dell’ecosistema italiano dell’innovazione (SCARICA QUI IL REPORT COMPLETO).

Software e Smart city in testa agli investimenti

Nel secondo trimestre 2024, afferma il report, sono stati investiti 228 milioni in 69 round d’investimento (dei quali 10 Serie A e 2 Serie B, 1 Serie C). Il settore con il maggior numero di round è stato Software, mentre Smart City è stato quello che ha registrato la raccolta più alta. Il round più importante per importo raccolto è stato quello di Newcleo, chiuso a 87 milioni di euro. Otto le exit del trimestre.

In ripresa lo scenario europeo, stabile l’Italia

Il VC europeo mostra segni di ripresa, con 28 miliardi di euro raccolti in 5.640 round, nel primo semestre del 2024 (registrando +18% il numero di round e +3% l’ammontare investito rispetto al secondo semestre 2023). Il secondo trimestre ha registrato 15 miliardi di euro di raccolta in 2.320 round (+25% di ammontare investito rispetto al primo trimestre), nonostante il numero di round sia stato inferiore del 30% rispetto al Q1.

Guardando all’Italia, nel primo semestre 2024 sono stati raccolti 671 milioni di euro in 177 round, con il 37% dell’importo investito proveniente da 2 mega round. Tuttavia, il primo semestre 2024 è in linea con il secondo del 2023, ma con una distribuzione irregolare tra i trimestri. Mentre guardando al secondo trimestre, i 228 milioni di euro raccolti in 69 round segnano un notevole calo rispetto al precedente trimestre, con 87 milioni di euro riconducibili solo al round di Newcleo. Anche in questo caso, se guardiamo i numeri del semestre, il primo del 2024 risulta comunque stabile rispetto al secondo del 2023.

Guardando alla segmentazione dei round per tipologia, nel secondo trimestre 2024 il 71% è rappresentato da Pre-seed o Seed. Ci sono solo due Serie B per un ammontare di 21 milioni -, il che spiega il rallentamento dei risultati generali del trimestre.

L’analisi per settori: Software sospinto dall’AI

Nel secondo trimestre del 2014, Software è il settore che ha registrato il maggior numero di round (13), grazie al picco di crescita registrato nel settore dell’AI. Seguono Life Sciences con 11 round e Deep Tech con 7. Guardando all’intero primo semestre 2024, in linea con il trend del 2023, Software, Life Sciences e Smart City sono i settori con il maggior numero di round. Smart City è invece il settore che ha attratto più capitale nel Q1 (95 milioni), seguito da Life Sciences (37 milioni) e da Fintech (33 milioni).

Top deal: in testa Newcleo

Analizzando i top 5 deal del Q2-2024, in testa troviamo Newcleo (87 milioni, Serie A), seguita da Banca Aidexa (16 milioni, Serie B) e Futura (14 milioni, Serie A). Quarta posizione per Tes Pharma (10 milioni, Serie A) e quinta per Beta Glue Technologies e Avaneidi, che hanno chiuso un round da 8 milioni, rispettivamente Serie C e Serie A.

Il VC Index, un indicatore su scala da 1 a 10 calcolato a cadenza semestrale e che fornisce un’indicazione sullo stadio di sviluppo dell’ecosistema VC in Italia e sul sentiment dei suoi attori, è sceso rispetto al semestre precedente, segnalando un contesto di stabilità che tende verso l’underperformance. Tutti gli indicatori quantitativi sono rimasti stabili o peggiorati (e in particolare l’attività di exit) e al contempo si conferma lo scarso ottimismo registrato dagli operatori sei mesi fa.

Fintech in rallentamento

Il rallentamento mostrato dal FinTech italiano nel 2023 è proseguito nel primo semestre del 2024: si è infatti passati dai 510 milioni raccolti nel 2022 in 39 round, ai 142 del 2023 in 29 round fino a scendere ai 41 milioni del primo semestre 2024 in 15 round. Nel secondo trimestre del 2024 il Fintech in Italia ha raccolto in totale 33 milioni di euro in 6 round. Nonostante i miglioramenti marginali nell’ammontare investito rispetto al primo trimestre, si segnala l’assenza di grandi round dal 2022 che ha determinato il rallentamento del settore. In Italia il Fintech rappresenta circa il 10% dei round (in linea con la media del settore), mentre in passato catalizzava circa il 30% degli investimenti, con una contrazione significativa negli ultimi 18 mesi. Il calo della dimensione media dei round coincide con una minore partecipazione degli investitori internazionali, di solito coinvolti nei grandi round.

“Il mondo fintech si trova oggi a un bivio: da una parte, il potenziale per trasformare il settore finanziario è ancora ampio e le prospettive di crescita dei ricavi delle fintech sono molto buone (+18% all’anno in Europa fino al 2028); dall’altra, solo alcuni player saranno in grado di distinguersi in un contesto di funding meno favorevole rispetto al passato. Guardando avanti sarà fondamentale per le fintech puntare sulla profittabilità, controllando i costi, e perseguire una crescita più bilanciata e sostenibile nel lungo periodo”, ha commentato Zaccaria Orlando, Associate Partner di McKinsey.

Fintech District: investimenti per 15 milioni di euro

Nella prima parte del 2024 c’è stato un rallentamento degli investimenti di Venture Capital nel FinTech, non solo in Italia ma anche nel resto d’Europa, prevalentemente per la forte riduzione di operazioni di grandi dimensioni. In questo scenario all’interno della Community del Fintech District, la più ampia a livello nazionale con 295 tra FinTech e TechFin italiane o estere ma attive in Italia, il valore degli investimenti raccolti è di circa 15 milioni di euro, di cui circa il 60% raccolti nel secondo trimestre. Il totale è il risultato di 4 operazioni, avvenute nell’ambito WealthTech (Axyon.AI), Business & Personal Finance Management (Sibill), Crypto & DeFi (CheckSig), e TechFin – AI (Indigo.AI). In ottica e nello spirito di Open Innovation, il Corporate Venture Capital (Cvc) rappresenta uno strumento importante perché permette alle grandi aziende di imprimere un ulteriore slancio innovativo, coniugando gli obiettivi di business con quelli di investimento”, dichiara Clelia Tosi, Head of Fintech District.

“L’Open Innovation, facendo leva sulla creatività e sulla spinta delle start-up nello sviluppo di nuovi servizi e soluzioni tecnologiche, serve a stimolare sia l’innovazione interna sia quella dei clienti e dei soggetti con cui facciamo sinergia tramite il nostro ecosistema. È una formula articolata da realizzare ma è la più potente per innovare e promuovere un ecosistema finanziario aperto, avendo anche un impatto positivo sull’economia e sulla società” sottolinea Giacomo Sella, Responsabile della Divisione Corporate & Investment Banking del gruppo Sella.

Il VC guarda alle startup femminili

In Europa rimane alta l’attenzione dei fondi di venture capital nei confronti delle startup a guida femminile. Nell’ultimo decennio, tra il 2014 e il 2023, come svelato dal portale Dealroom, la quota d’investimenti del venture capital nelle startup femminili è passata dal 5,4% al 9,6%, con un incremento del +77% che ha portato quasi a un raddoppio delle cifre investite. Nel 2023, sempre secondo lo stesso studio, le startup guidate da donne hanno raccolto, a livello europeo, ben 5,8 miliardi di euro di fondi di venture capital.

La quota d’investimenti destinati alle startup al femminile si differenzia, notevolmente, da un paese europeo all’altro passando, nel quadriennio 2019 – 2023, dal 52,8% della Lituania fino allo 0,7% di Croazia e Bosnia Erzegovina. Tra le grandi nazioni UE, leader in questo mercato è la Spagna con il 13,3%, seguita a ruota dall’Italia che con il 10,8% fa meglio di Francia e Regno Unito (10,4%) e della Germania, fanalino di coda con l’8,8%. Le startup fondate da donne si concentrano, negli investimenti, su settori diversi: quello sanitario, sempre nel quadriennio 2019-2023, conquista il gradino più alto del podio con il 19,2%, tallonato da vicino dal fintech (18,5%), mentre completa la top 3 il settore dello sviluppo software (12,7%). A livello di focus di business dei round di finanziamento raccolti in Europa dalle startup femminili nel quadriennio 2019-2023 quasi la metà (48%) sono stati destinati al Saas (Software as a service), un terzo (31%) alla manifattura e un quinto (21%) a mercato ed e-commerce. Per una startup e per i suoi fondatori entrare nel club degli unicorni, company che superano la valutazione di 1 miliardo di dollari, rimane un traguardo fondamentale. A livello europeo, nel 2023, sono ben 35 le startup unicorno fondate da donne (erano 14 solo 5 anni fa, nel 2019) e tra queste quasi la metà (15) hanno sede nel Regno Unito, 5 in Germania, mentre sono 3 a testa gli unicorni al femminile in Francia, Italia e Svezia.

Ma l’Italia frena

In Italia purtroppo, ancora oggi, le imprese femminili scontano un deficit culturale di lungo periodo che frena il pieno sviluppo d’interessanti opportunità di business. Nel 2023, secondo gli ultimi dati disponibili diffusi da Unioncamere e dall’Istat, le aziende al femminile registrate nella Penisola erano oltre 1,3 milioni, un numero in leggero calo (-0,9%) rispetto al 2022, rappresentando quindi una quota pari a quasi un quarto (22%) sul totale del tessuto produttivo nazionale. Tra i settori ad aver subito una maggiore frenata in termini di chiusura di aziende al femminile troviamo commercio (-8mila attività), agricoltura (-6mila) e la manifattura (-2mila), mentre la quasi totalità delle imprenditrici italiane (90,7%) opera nel comparto dei servizi. 4 di queste imprese su 10 (37%) hanno sede al Sud.

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