STATI UNITI

Verizon boccia Google-wireless: “Abbiamo visto Mvno nascere e morire”

Fran Shammo, cfo del più importante operatore Mobile Usa: “BigG vuole entrare nel mercato degli operatori virtuali per dare una scossa al sistema, come ha fatto per Google Fiber. Ma c’è il rischio che la qualità del servizio sia bassa”

Pubblicato il 23 Gen 2015

fran-shammo-verizon-150123154337

L’intenzione di Google di entrare nel mercato della telefonia mobile è un tentativo di BigG di “dare uno scossone” al mercato, e stare a vedere cosa succederà. Ad affermarlo è Fran Shammo (nella foto), Cfo di Verizon, la più importante compagnia mobile di telecomunciazioni negli Usa.

Presentando ieri i risultati finanziati del gruppo, il manager ha annunciato che Verizon non ha intenzione di seguire Sprint e T-Mobile, che hanno accettato la partnership con il gigante di Mountain View per il suo progetto di diventare operatore virtuale negli Usa.

Come pietra di paragone Shammo ha utilizzato un’altra iniziativa di Google, Google Fiber, il programma cioè di dare vita a una propria rete in fibra ottica per offrire accessi a Internet superveloce a un prezzo competitivo: l’obiettivo di Google in quel caso, ha spiegato il Cfo di Verizon, non era quello di entrare davvero nel business della fibra, ma di spronare li mercato verso connessioni più veloci. Scopo ampiamente raggiunto, secondo Shammo, dal momento che sia At&T sia Comcast da quel momento hanno iniziato a offrire su alcuni mercati pacchetti più competitivi e “attraenti”. A dimostrare questa tesi, ha aggiunto, c’è il fatto che Google non si è mai avvicinata con la fibra ai mercati già serviti dal FiOS, dove c’era già la fibra ottica direttamente fino alle case.

Il Cfo di Verizon ha in ogni caso rifiutato di esprimersi riguardo alle eventuali contromosse dell’operatore, riservandosi prima di capire quale sarà il business model scelto da Google.

L’ingresso di BigG nel mercato dei Mvno potrebbe dare una scossa forte all’intero mercato, ha sostenuto Shammo, sottolineando che ci sono altri operatori virtuali, come ad esempio Tracfone, che oggi offrono servizi prepagati a prezzi competitivi, senza però creare problemi agli operatori più importanti, dal momento che si rivolgono a fette di mercato fino a quel momento non presidiate. “Abbiamo avuto Mvno negli ultimi 15 anni – ha sostenuto Shammo – li abbiamo visti arrivare e li abbiamo visti andarsene”.

Infine il manager ha sottolineato un rischio: la crescita di traffico dovuta all’ingresso di Google potrebbe mettere sotto stress le reti di Sprint e T-Mobile, con la possibile conseguenza di una qualità del servizio peggiore sia per i clienti dei due concorrenti, sia per quelli di Google.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articoli correlati