Si scalda la vertenza Comdata. Di fronte alla proposta dell’azienda di offrire a 264 lavoratori dei call center di Padova e Pozzuoli un anno di “solidarietà” al 60%, i sindacati vanno avanti con la mobilitazione: per il 29 giugno è stato proclamato uno sciopero nazionale per venerdì 29 giugno per l’intero turno per i siti di Padova e Pozzuoli; per le ultime due ore del turno per tutti gli altri siti. A Roma, dato che il giorno cade nelle festività di San Pietro e Paolo, i lavoratori della faranno sciopero le ultime due ore del turno di giovedì 28 giugno.
La proposta è stata respinta al mittente perché – secondo Slc, Fistel e Uilcom – scaduti 12 mesi non ci sarebbero garanzie per i dipendenti: i sindacati chiedono il mantenimento di tutti i siti produttivi e la difesa del perimetro occupazionale.
“Non possiamo permettere all’azienda di aprire una fase nuova e di gestire le difficoltà con i licenziamenti – affermano i sindacati – Qualora passasse la chiusura di singoli siti, le lavoratrici e i lavoratori di Comdata potrebbero pericolosamente e potenzialmente avere lo stesso trattamento su qualunque altro sito e territorio”.
“Difendere i posti di lavoro di Padova e Pozzuoli significa difendere i posti di lavoro di tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori di Comdata”.
Dopo che Tim ha tagliato i contratti con Comdata del 20%, l’azienda ha deciso una pesante ristrutturazione che punta al ridimensionamento del perimetro aziendale. Come spiega a CorCom Angelo Ughetta della Uilcom, “l’azienda intende spostare le attività di customer care del settore bancario, attualmente erogate dei call center di Padova, nella sede di Ivrea che ha subito un calo dei volumi di chiamate a seguito del ridimensionamento della commessa Tim (a Ivrea di fa principalmente customer care per le telco ndr)”. Nel call center piemontese ci sono 363 addetti in cassa integrazione a zero ore che dovrebbero – nelle intenzioni di Comdata – riprendere l’attività una volta spostata la commessa da Padova.
A Pozzuoli dove rischiano il posto circa 60 persone, invece, la situazione è più critica. Si tratta di un sito che non gestisce una commessa ma “pezzi” sparsi di altre attività che però sono “core” in altri siti. Inoltre molti lavoratori sono ex addetti Vodafone, passati in Comdata quando la società ha comprato il ramo d’azienda dalla compagnia e dunque con un costo del lavoro più alto rispetto agli altri.
Come spiega la società nella comunicazione di apertura della procedura per riduzione di personale, il sito di Pozzuoli “ha prodotto un valore della produzione insoddisfacente rispetto ai costi complessivi da esso sostenuti. Difatti il costo del lavoro, sproporzionato rispetto alle commesse rimaste e al fatturato generato, congiuntamente al ridotto dimensionamento, non permette più la copertura dei costi fissi di gestione della struttura causando quindi un risultato di Ebitda costantemente negativo”. Per Comdata i risultati degli esercizi pregressi non sono stati idonei, e non lo potranno essere per il futuro, a sostenere i costi dell’unità produttiva di Pozzuoli e dunque “la prosecuzione delle attività si rivela essere una soluzione non perseguibile, stante l’incapacità dei siti di poter proseguire l’attività in un equilibrio economico sostenibile”.