È caos su VeryBello, la piattaforma pensata per promuovere la cultura italiana in vista dell’Expo 2015, che nel giro di 48 ore è stata travolta da critiche. Presentato in pompa magna due giorni fa dal ministro per i Beni culturali, Dario Franceschini, quello delle Politiche agricole Maurizio Martina, e dal commissario per Expo 2015, Giuseppe Sala, VeryBello è stato prontamente criticato per le varie défaillance: gli errori tecnici come l’assenza di una “privacy policy”, il marchio del sito non registrato, i problemi di indicizzazione e la non accessibilità per i disabili visivi, ma anche la mancanza di traduzione in altre lingue all’infuori dell’italiano (poi si è scoperto che le pagine in otto lingue arriveranno a febbraio), la grafica considerata poco accattivante e lo stesso nome del sito, che alcuni hanno trovato perlomeno curioso. In 24 ore è stato “demolito” da 15mila tweet.
Il portale, nato per informare sui 1.300 eventi culturali che si svolgeranno in Italia nel corso dell’Expo, è stato preso di mira da vari commentatori, esperti e guru del digitale. Riccardo Luna, il digital champion italiano nella Ue, ha parlato in un suo post di “Caporetto digitale”.
Molto agguerrito anche l’avvocato Guido Scorza, che ha chiesto innanzitutto perché è stato deciso di realizzare un nuovo sito internet del turismo online anziché far convergere l’iniziativa ed i suoi contenuti su Italia.it, il portale italiano del turismo. A questa domanda Dario Franceschini ha replicato che l’intenzione era “creare uno spazio dedicato esclusivamente all’offerta culturale italiana nei mesi di Expo”.
Polemiche sono sorte anche sul costo della gestione del sito, che è stato realizzato da LoraEtLabora, agenzia di comunicazione di Roma co-fondata da Andrea Steinfl e Antonella Marra. Inizialmente si è parlato di una cifra intorno ai 5 milioni di euro. Franceschini ha precisato che la commessa è costata 35mila euro più Iva, ma agli esperti del settore questa cifra sembra troppo bassa per un lavoro del genere, stimabile nell’ordine di centinaia di migliaia di euro.
Sulla selezione della società che ha realizzato il sito – altra domanda posta da Scorza a Franceschini – il ministro ha risposto che è stata fatta “una gara rivolgendoci ai fornitori della pubblica amministrazione presenti sul mercato elettronico (Mepa), nel rispetto dei principio della massima trasparenza”. Alcuni però, tra cui Luna, si chiedono dove sia traccia di questa gara.
Resta il fatto che il dominio verybello.it è attualmente registrato a nome della società che ha realizzato il sito, LolaEtLabora, e, dunque, di un soggetto privato. Un altro errore, che il Mibact si starebbe apprestando a correggere avviando le procedure per trasferire il dominio al proprio interno.
Inizialmente, alle critiche arrivate già dopo poche ore, Franceschini aveva risposto in serata dicendo che i contatti fino a quel momento erano stati ben mezzo milione. “In 6 ore – aveva twittato – 500.000 accessi a http://www.verybello.it ! Come speravamo grande pubblicità da ironie, critiche e cattiverie sul web… Verygrazie!”. Nella notte il sito ha resistito a due attacchi degli hacker. Sulla Rete in molti si sono concentrati sul nome scelto per il portale, giudicandolo inadeguato, antico, ridicolo, inutilmente esterofilo. Luna ha avanzato critiche circostanziate sui contenuti con l’intento di “trasformare una disfatta in una opportunità”. Di fronte alla soddisfazione di Franceschini per i moltissimi contatti avuti malgrado gli attacchi, Luna parla di “reazione inutilmente astiosa, vagamente arrogante e pericolosamente incompetente.Verybello! non ha avuto qualche critica: è stato letteralmente demolito da 15mila tweet in 24 ore. E non c’è da gioire per questo, ministro”.
“Se l’obiettivo del progetto era quello di mostrare al mondo l’Italia di Renzi possiamo dire che sia stato pienamente centrato: affidamenti fiduciari, denaro pubblico speso senza controllo, incompetenza tecnica e approssimazione” è il commento dei deputati del Movimento 5 Stelle della Commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni. “Chiediamo al ministro di chiarire secondo quali criteri e con quali modalità si è proceduto alla selezione dell’agenzia incaricata della realizzazione del progetto, quanti denari pubblici sono stati spesi per il progetto e come si intende rimediare alle gravissime lacune tecniche e di funzionalità che caratterizzano il sito” continuano i deputati. “Pensiamo che un’alternativa sia possibile e facendo nostra la proposta del Digital Champion Riccardo Luna, chiediamo di ripartire dall’inizio: realizzare una call to action per creare una piattaforma condivisa realizzata da start-up, comunità collaborative che non aspettano altro dalle istituzioni per valorizzare le loro idee. Noi ci siamo: e il governo?” concludono i deputati.
I primi errori elencati sono quelli di programmazione (tra l’altro manca l’accessibilità per chi ha una disabilità visiva), poi le critiche per l’assenza di una app. Nell’era del “mobile first” non si è pensato ad un programma per gli smartphone. Tra l’altro il sito è ottimizzato per i browser di ultima generazione.
“Falle” anche nella mappa dell’Italia in homepage. Nelle prime ore l’immagine del nostro Paese era tagliata e non si vedevano la Calabria e la Sicilia. All’errore è stato posto rimedio ieri .
Altro problema: la lingua. Anche se si tratta di un sito destinato soprattutto ai visitatori degli altri Paesi, è stato messo online senza la versione in italiano. Solo dopo è stato spiegato che il sito sarà in 8 lingue a partire da febbraio.
Dal ministero hanno commentato ulteriormente gli attacchi di questi giorni dicendo che saranno “prese in considerazione tutte le critiche costruttive. Intanto il boom di contatti ci è stato utilissimo per testare il sito, soprattutto alla vigilia del lancio della versione multilingue”.