Vestager: “Mercati digitali aperti. Garantirò imprese e cittadini”

“L’Europa deve poter beneficiare di un ambiente concorrenziale, questo è il mio obiettivo”: il commissario Ue svela a CorCom la roadmap per rendere il Continente sempre più competitivo

Pubblicato il 25 Set 2015

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«Sin dall’inizio del mio mandato l’anno scorso ho seguito una strategia e mi sono posta un obiettivo: garantire che i consumatori e le imprese innovative possano beneficiare in Europa di un ambiente concorrenziale».

Margrethe Vestager, commissario Ue alla Concorrenza racconta a CorCom che cosa l’Europa intenda fare affinché si venga a capo, una volta per tutte, della “questione” over-the-top, ossia di come il Vecchio Continente possa diventare terreno fertile per una nuova competitività, favorendo e incoraggiando nuovi business “locali” in grado di fronteggiare lo strapotere delle web company americane. È su Google che in questo momento sono puntati perlopiù i riflettori. E la Vestager potrebbe iscrivere il suo nome nella storia dell’Ict mondiale ben più di quanto fece Mario Monti, il commissario che “sfidò” la Microsoft dei tempi d’oro infliggendo alla società di Bill Gates una multa di 500 milioni di dollari. Una quisquiglia rispetto ai 6 miliardi che Google rischia per posizione dominante nel search e non solo.

Commissario Vestager, la questione Google è spinosa. Quali e quanti sono i fronti aperti?

Al momento stiamo indagando sul comportamento di Google in un certo numero di settori. Il 15 aprile 2015 abbiamo inviato all’azienda una comunicazione degli addebiti per un presunto abuso di posizione dominante sui mercati dei servizi generali di ricerca online nello spazio economico europeo. Google favorirebbe infatti il proprio servizio di acquisti comparativi (Google shopping) nelle pagine generali dei risultati di ricerca. L’azienda ha da poco risposto agli addebiti e ha la possibilità di chiedere un’audizione per presentare le proprie osservazioni, che saranno valutate attentamente prima di prendere una decisione su come procedere. Parallelamente, continueremo a esaminare altri aspetti del comportamento di Google, compreso il trattamento favorevole riservato dall’azienda, nei risultati generali di ricerca, ad altri servizi di ricerca specializzati, e le preoccupazioni relative alla riproduzione di contenuti web dei concorrenti, alle esclusive sulla pubblicità e alle restrizioni indebite agli inserzionisti. La Commissione ha inoltre avviato formalmente un’indagine distinta relativa al sistema operativo mobile Android. Queste indagini sono una priorità per la Commissione e hanno lo stesso obiettivo: applicare le norme antitrust dell’Ue per garantire la scelta più ampia possibile ai consumatori e lo sviluppo dell’innovazione.

Quali potrebbero essere le conseguenze di un’eventuale condanna?

Se fosse confermato, come sostiene la conclusione preliminare della Commissione Ue, che Google favorisce il suo servizio di acquisti comparativi, si potrebbe stabilire un precedente per l’applicazione delle regole di concorrenza della Ue in altre istanze in cui Google favorisce i propri servizi a scapito dei concorrenti. Tuttavia, ogni indagine antitrust è specifica, perché è basata rigorosamente sui fatti relativi a ciascun caso.

E qual è la sua posizione a riguardo?

Sin dall’inizio del mio mandato l’anno scorso ho seguito una strategia e mi sono posta un obiettivo: garantire che i consumatori e le imprese innovative possano beneficiare in Europa di un ambiente concorrenziale. Se saranno espresse preoccupazioni per il comportamento di Google che riguardano la normativa europea sulla concorrenza, affronterò i problemi in modo equo e obiettivo, sulla base degli elementi di prova e in conformità con le nostre regole. Ma ciò vale anche per qualsiasi altro settore di attività e per tutte le imprese, a prescindere dalla loro nazionalità.

Secondo lei c’è uno squilibrio concorrenziale in Europa? Se sì, qual è la strategia per affrontare la questione?

Le società di telecomunicazioni e gli operatori over-the-top si collocano di norma a livelli diversi della catena di valore. Le società di telecomunicazioni possiedono e gestiscono le infrastrutture per le telecomunicazioni, e forniscono inoltre servizi di comunicazione elettronica tradizionali, come la telefonia vocale e gli sms. Gli operatori Ott forniscono servizi nuovi quali il Voip e la messaggistica basata sull’IP, sempre più percepiti dai consumatori come sostituti di alcuni servizi tradizionali. L’attuale quadro normativo della Ue sulle telecomunicazioni impone alcuni obblighi ai servizi di comunicazione elettronica tradizionali, ma non ai servizi Ott come Skype e Whatsapp, ad esempio l’obbligo di garantire l’accesso ai servizi di emergenza, o gli obblighi in materia di protezione dei dati. D’altro canto, non bisogna dimenticare che i fornitori di servizi di comunicazione elettronica tradizionali godono di alcuni diritti, ad esempio l’accesso al regime di numerazione, non concessi ai fornitori Ott. Dal punto di vista normativo la Commissione ha annunciato, nell’ambito della sua strategia per il mercato unico digitale, che esaminerà le modalità per garantire condizioni eque per tutti gli operatori nella misura in cui forniscono servizi concorrenti. La Commissione presenterà proposte concrete per la revisione del quadro normativo per le telecomunicazioni nel 2016. Per quanto riguarda le regole di concorrenza, esse sono applicabili a tutti i tipi di fornitori, a prescindere dal fatto che siano società di telecomunicazioni o operatori Ott.

Quali sono le principali differenze tra Stati Uniti ed Europa?

I sistemi per regolamentare la concorrenza negli Usa e in Europa sono nati in momenti diversi della storia, nell’ambito di tradizioni giuridiche e culture diverse. Nel corso degli anni, tuttavia, si sono molto avvicinati, e oggi i nostri punti in comune sono molto più numerosi delle nostre differenze. Le regole di concorrenza dell’Ue non impediscono alle aziende di crescere quanto meritano. Essere grandi non è un reato in Europa. Ciò che non è consentito alle grandi aziende è impedire agli altri operatori di investire, innovare e competere sul mercato. In genere è proprio la pressione concorrenziale esercitata dai nuovi operatori che tiene alta l’attenzione delle grandi aziende e le incentiva a investire nel miglioramento di prodotti e servizi. I mercati digitali, come tutti gli altri mercati, devono restare aperti e accessibili perché consumatori e imprese possano trarne il massimo dei benefici.

L’Europa ha avviato un’indagine antitrust sulla concorrenza nel settore del commercio elettronico, concentrandosi in particolare sui potenziali ostacoli creati dalle imprese al commercio transfrontaliero online in beni e servizi in violazione della libera concorrenza. Qual è la sua opinione a proposito?

L’ indagine in corso sul settore del commercio elettronico è complementare alla strategia per il mercato unico digitale, una delle priorità politiche della Commissione. In un mercato unico ben funzionante i consumatori devono poter accedere a beni, contenuti digitali e altri servizi online in tutta Europa, indipendentemente dalla loro cittadinanza, residenza o domicilio. Tuttavia un certo numero di barriere, sia legislative sia erette dalle aziende, ostacola in Europa il commercio elettronico transfrontaliero. Il 50% dei consumatori Ue si è servita l’anno scorso del commercio elettronico, ma solo il 15% lo ha fatto acquistando in un altro paese. Sono stati accettati solo il 48% degli ordini online transfrontalieri, contro il 97% degli ordini online nazionali. L’obiettivo dell’indagine di settore è aiutare la Commissione a comprendere e affrontare meglio gli ostacoli ingiustificati che le aziende pongono al commercio elettronico transfrontaliero. L’indagine verte sugli accordi tra produttori e dettaglianti che limitano il commercio transfrontaliero, prevengono la concorrenza sui prezzi e portano alla frammentazione territoriale nei 28 gli Stati membri dell’UE. Sono presi in considerazione i prodotti più venduti online: contenuti digitali e beni, quali l’elettronica o l’abbigliamento. La Commissione pubblicherà la sua relazione preliminare a metà 2016, e la relazione finale nel primo trimestre del 2017. Se fossero individuati specifici problemi di concorrenza, la Commissione potrebbe aprire nuove indagini antitrust.

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