Nel 2016 la pubblica amministrazione centrale, quindi Presidenza del Consiglio e ministeri, ha speso in carta meno di un milione di euro, con un -31,3% rispetto all’anno precedente. Lo ha spiegato Angelo Rughetti, sottosegretario alla PA, rispondendo in Aula alla Camera a un’interrogazione del deputato Pd Paolo Coppola sul passaggio dalla carta al digitale. Confrontando i dati sui pagamenti effettuati per l’acquisto della carta nei ministeri emerge, spiega Rughetti, “un netto decremento di spesa per la carta che nel 2016 ha comportato un risparmio complessivo di 453.196,28 euro rispetto all’anno precedente”, passa da 1.447.278 euro del 2015 a 994.082 euro del 2016. “Le indicazioni sulle spese, compresa la fornitura di carta – prosegue – sono accessibili anche dal sito soldipubblici“.
Ma nella sua relazione Rughetti non si è fermato alla Pubblica amministrazione centrale, aggiungendo che “i risultati sarebbero ancora più consistenti” se si prendesse in considerazione l’intero comparto della PA.
Proseguendo sulla scia delle iniziative del ministero per spingere sulla digitalizzazione, Rughetti ha riservato un passaggio della sua risposta a Italia Login, “progetto infrastrutturale per la cui realizzazione il 2 agosto 2016 è stata sottoscritta una convenzione tra il Dipartimento della funzione pubblica e l’Agenzia per l’Italia digitale“. Il progetto, spiega, mira a “realizzare un ecosistema digitale attraverso il quale abilitare la trasformazione digitale dei servizi pubblici grazie alla creazione di un’interfaccia semplificata accessibile da tutti i dispositivi (smartphone, tablet, personal computer)”.
Il sottosegretario ha inoltre citato, come altro tassello che contribuisce alla digitalizzazione della PA, la semplificazione dei procedimenti amministrativi prevista dalla riforma Madia: “La standardizzazione dei moduli, intesi come set di informazioni e non solo come moduli tradizionali cartacei, rimuove un elemento che ha finora ostacolato la digitalizzazione”, spiega, ricordando che “dal 30 giugno 2017 sarà vietato chiedere ai cittadini informazioni, dati e documenti diversi da quelli disponibili online”.