LE NUOVE NORME

Via l’immunità a Facebook & co, ecco la proposta di Trump

La legge, elaborata dal Dipartimento di Giustizia Usa, abolisce la Section 230 del Communications Decency Act che esula i social dalla responsabilità per i contenuti postati da terzi. Regole più stringenti anche sulla modalità di rimozione dei post

Pubblicato il 24 Set 2020

trump

Si avvicinano le elezioni presidenziali negli Usa e il Dipartimento di giustizia americano vuole abolire l’immunità per i social. È stata infatti presentata una proposta di legge che mira a riformare la normativa che garantisce l’immunità rispetto ai contenuti pubblicati dagli utenti per le aziende internet. Non si tratta però di un fulmine a ciel sereno, perché la proposta di legge è in realtà la conseguenza di quanto dichiarato nei mesi scorsi dal presidente uscente Donald Trump, che ha detto di voler “spezzare” i giganti del tech.

La proposta di legge mira infatti a cambiare radicalmente il contenuto della Sezione 230 del Communications Decency Act, ovverosia del pezzetto di normativa che negli Usa finora ha protetto tutti i big del tech, come Facebook, Google e Twitter, dalla corresponsabilità per quanto riguarda i contenuti pubblicati dagli utenti.

Il progetto di legge dovrà essere approvato dal Congresso americano e i tempi parlamentari saranno probabilmente lunghi: non è improbabile che se ne discuta solo nel 2011 inoltrato. E non è neanche l’unico tentativo di riforma in corso: ci sono varie altre proposte che mirano a cambiare la stessa normativa che fa da abilitatore per l’intera economia dei social.

La proposta del Dipartimento di giustizia vuole però introdurre una nuova norma in particolare, secondo la quale le aziende tech che “distribuiscano volontariamente materiale illegale oppure moderino i contenuti in cattiva fede, non possano far di conto sulla Sezione 230 come esimente per le conseguenze delle loro azioni”.

Inoltre, le novelle della proposta di legge riguardano anche altri aspetti della normativa che riguarda la vita dei social: ad esempio, prevedono che si possa assicurare che il comportamento delle aziende tech sia del tutto trasparente per quanto attiene la rimozione dei contenuti e quando modificano le dichiarazioni rese dagli utenti, cioè la loro libertà di espressione e di parola. Inoltre, la proposta vuole modificare le definizioni esistenti nella Sezione 230 portando esempi più concreti che permettano di avere una maggior chiarezza interpretativa per le condotte degli utenti stessi che per le azioni delle corti giudiziarie.

Inoltre, la proposta di legge incentiva le piattaforme online a indicare quali sono i contenuti illeciti e a fare in modo che le azioni da parte delle entità amministrative siano più chiare.

William Barr, nominato da Trump procuratore generale del Dipartimento di giustizia, ha detto che l’amministrazione vuole spingere il Congresso “a fare in modo che vengano portate a termine le necessarie riforme della Sezione 230 e che le piattaforme online comincino ad essere ritenute responsabili sia quando censurano in maniera illecita la libertà di parola degli utenti e sia quando facilitano in maniera consapevole le attività criminali online”.

Non è la prima bordata che Trump spara contro i social. A maggio il presidente Usa aveva dato disposizioni al Dipartimento per il commercio affinché presentasse davanti una protesta davanti alla Fcc per limitare la protezione dei social da parte della Sezione 230 dopo che Twitter aveva avvertito i suoi utenti che una serie di tweet sulle presunte frodi per il voto per posta erano “prive di fact-checking”. La protesta è tutt’ora in attesa di trovare risposta.

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