Video on demand, il Big Bang è alle porte

Tutti i dati del rapporto ITMedia Consulting in anteprima per CorCom. Per il Vod atteso un vero e proprio boom, ma in Italia lo sviluppo delle nuove reti sarà determinante ai fini della diffusione dei nuovi contenuti

Pubblicato il 05 Giu 2015

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L’effetto dirompente determinato dall’incremento del traffico video sulla rete continua ad essere un tema focale per lo sviluppo non solo del mercato dell’online entertainment, ma dell’intero sistema internet. Gestione, veicolazione e archiviazione di enormi quantità di dati a livello globale sono sempre più temi al centro di dibattiti e strategie per la sostenibilità e lo sviluppo tecnologico delle reti, sia a livello istituzionale che di mercato. In questo scenario il traffico internet consumer (quindi esclusa la quota managed IP degli operatori telco, Isp e cavo) arriverà ad 83 EB al mese nel 2018, con un incremento del entertainment video (Hulu, Netflix) pari al 30%. La fotografia è scattata dall’ultimo rapporto di ITMedia Consulting “Il video on demand in Europa 2015-2018”, anticipato in anteprima a CorCom (sarà presentato il prossimo 9 giugno), secondo cui tra tre anni il traffico internet rappresenterà il 76% del traffico consumer internet (57% nel 2013) e la fruizione di contenuti HD e Ultra HD sarà determinante. Anche le attività in mobilità faranno da traino per la crescita e lo sviluppo complessivo della rete e dei servizi, con un incremento stimato nei del 60%: il consumo di video farà la parte del leone attestandosi al 72% del traffico complessivo mobile nel 2019 contro il 55% dell’anno scorso. In Italia, il traffico mobile crescerà di ben 8 volte entro il 2019, un incremento medio annuo del 50%.

Il fenomeno cambia anche la condizione delle telco, rileva lo studio. Attualmente chi possiede l’infrastruttura di rete non riesce a capitalizzare al meglio. La maggior parte degli scambi economici e di monetizzazione avvengono tra i produttori di contenuti, gli Ott Tv e i fornitori di Content Delivery Network (Cdn). Cisco System stima che l’utilizzo di Cdn crescerà nei prossimi anni ad un tasso medio annuo del 34%. Alla luce di questi fenomeni è prevedibile, secondo gli esperti di ITMedia Consulting, che si assisterà nei prossimi anni a una crescita consistente e per molti versi superiore alle attese dei servizi on demand.

La diffusione anche in Europa delle offerte Vod dipenderà dai seguenti fattori: sviluppo delle reti in fibra ottica sia Ftth, Fttc, ecc, sia via cavo (Docsis 3.1); lo sforzo e gli incentivi a livello europeo e dei singoli paesi di raggiungere gli obiettivi dell’Agenda digitale; il mutato atteggiamento dei fornitori dei contenuti tradizionali (produttori e broadcaster) sottoposti alla crescente competizione dei grandi operatori globali; l’esplosione dei servizi video in streaming e su terminali mobili; lo sviluppo delle offerte in 4k e 8k; il graduale e inarrestabile passaggio di tutta la produzione a utilità ripetuta (film e serie) sulle reti broadband.

ITMedia Consulting stima che il totale dei ricavi derivanti dall’offerta Vod in Europa Occidentale sarà di 2,14 miliardi già a fine del 2015 e raggiungerà 3,85 miliardi nel 2018, con una crescita media annua del 22%. L’incremento, oltre ai driver generali appena citati, è frutto di ulteriori fattori, collegati maggiormente alle specificità dei mercati nazionali. Primo fra tutti il consolidamento di alcuni modelli di business in specifiche aree (in particolare Regno Unito e Nord Europa), soprattutto attraverso servizi di Svod (subscription video on demand) e in misura minore di Avod (audio video on demand), che iniziano a competere direttamente con le dominanti pay-tv e i broadcaster free-to-air nazionali.

Da segnalare anche l’ingresso di nuovi attori globali, a cominciare da Neflix, , in aree finora meno soggette alla competizione, in assenza di sufficiente penetrazione della banda larga (in particolare nel Sud Europa). Il successo di Netflix negli Stati Uniti e la sua espansione alla conquista di nuovi mercati (Canada, America Latina, Europa, Australia) ha scosso e messo in discussione le posizioni di forza di numerosi operatori, mostrando le rigidità di un sistema televisivo (free e pay), ormai vecchio e cristallizzato.

Broadcaster, telco e produttori di contenuti si stanno attivando secondo strategie di business che vedono internet come una piattaforma alternativa o supplementare ai propri modelli di business, ma senza ancora riuscire a coglierne appieno le potenzialità evolutive e di cambiamento.

Netflix nel secondo semestre 2014 è cresciuto raggiungendo nel mercato domestico una quota del 35% in termini di picco di traffico, e se si aggiunge anche YouTube, si arriva al risultato che i primi due operatori di video entertainment occupano il 50% della banda utilizzata. Gli altri competitor con Hulu e iTunes sono diminuiti di un punto percentuale a favore di Amazon che cresce, ma è ancora lontano dai risultati di Netflix.

Il contesto è leggermente differente in Europa, dove Netflix è entrato all’inizio del 2012, ma in evoluzione. La quota maggiore per picco di traffico è di YouTube con il 22,4%, anche se Netflix, pur essendo presente solo in parte dei Paesi analizzati inizia a guadagnare terreno con un 3,4%, superiore ad iTunes (1,5% nel secondo semestre 2014).

Bisogna quindi aspettare l’ingresso nei prossimi mercati e l’evoluzione del consumo Svod, per verificare il consolidamento europeo di Netflix ed un suo possibile superamento di YouTube.

Sullo sfondo si stagliano due fenomeni che potremmo dire di “sistema”: il consolidamento, attraverso fusioni e acquisizioni, da parte dei grandi operatori di telecomunicazioni e via cavo attraverso l’offerta quadruple play e un più elevato grado di competizione tra broadcaster, telco, Ott (Netflix e in prospettiva anche Amazon, Apple e Google) sullo stesso o su diversi modelli di business (Francia e Germania in primis). In conseguenza di ciò, ITMedia Consulting prevede che alla fine del 2015 si avrà un sostanziale equilibrio tra le diverse risorse, in particolare tra abbonamenti e pubblicità, ma con una notevole consistenza anche del Tvod, che lascerà il posto, al termine del periodo considerato, a una dominanza dello Svod, che rappresenterà oltre il 50% del totale complessivo delle risorse.

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