Vincenzo Boccia è stato designato nuovo presidente di Confindustria. La decisione arriva dal Consiglio generale dell’associazione degli industriali, riunitosi stamattina a Roma. Lo spoglio è avvenuto subito dopo la votazione, effettuata con una doppia chiama in ordine alfabetico, secondo lo stesso modello usato dalle Camere in seduta comune per l’elezione del presidente della Repubblica.
Per l’elezione definitiva si dovrà attendere l’assemblea privata del 25 maggio, con cui saranno chiamati a votare circa 1.400 imprenditori. Boccia, salernitano classe 1964, ha dunque battuto l’altro candidato Alberto Vacchi, imprenditore 52enne del packaging. Una sfida giocata sul filo del rasoio, un testa a testa per la successione di Giorgio Squinzi che ha premiato l’amministratore delegato di Arti Grafiche Boccia, azienda di famiglia che opera nel settore grafico da oltre 50 anni. Su 198 aventi diritti al voto, e 192 votanti (1 sola scheda bianca), in 100 hanno espresso la loro preferenza per Boccia, mentre i 91 voti restanti sono finiti al rivale.
Nella votazione odierna di Viale dell’Astronomia un ruolo importante lo potrebbe aver giocato il peso delle aziende a partecipazione pubblica, come Eni, Snam, Poste, Finmeccanica, Ferrovie dello Stato ed Enel, che insieme contavano circa 12 voti, qualcuno in più di quelli di scarto usciti fuori dalla votazione.
“Questo voto testimonia che in Confindustria ci sono due posizioni diverse ma ora non deve emergere una spaccatura – commenta a caldo Vacchi dopo la sconfitta -. La priorità adesso è identificare una squadra forte per il prossimo futuro perchè ci attendono sfide non banali”. Tra queste, facile immaginare che Boccia spingerà su quelle legate al digitale, visto che nell’azienda di famiglia Internet ha cambiato tutto. “Si intuiva che avrebbe cambiato il mercato, si intravedevano altre possibilità: estendere il raggio d’azione e allargare la clientela all’estero – ha raccontato in un’intervista pubblicata oggi su L’Espresso – Oggi serve un piano nazionale strategico per le tecnologie digitali. L’unica strada che abbiamo per difenderci dalla concorrenza dei Paesi a basso costo di manodopera è puntare su produzioni ad alto valore aggiunto, investendo in tecnologia e innovazione”.