La fuga di dati getta un’ombra su Facebook, ma non solo. E’ sull’intero sistema di monetizzazione della raccolta di dati che pende ora un’ipoteca. Ma c’è un’azienda che dal “dataleak” potrebbe trarre un vantaggio competitivo: è Apple, dicono gli analisti, secondo cui il core business dell’azienda guidata da Tim Cook, focalizzato com’è sull’hardware, la mette al riparo da tempeste sul valore del brand legate ai temi della protezione dati. A differenza delle altre web company, come Facebook appunto, o come Google, caratterizzate – scrive Business Insider – da un modello basato su raccolta dati e pubblicità.
Per questo il clamore “non tocca l’azienda della Mela – dice Steven Milunovich di Ubs – Al contrario può permettersi di rimanere al di sopra della mischia” perché ottiene margini dall’hardware anziché da Internet e dal software: modello, quest’ultimo, che crea una “forte dipendenza dalla pubblicità”. “Nonostante Apple parli talvolta di privacy – dice Milunovich – lo fa parlando di diritti universali. E di fatto, il suo business model enfatizza la protezione dei dati personali più di quanto possano farlo Google o Facebook”.
Saranno del resto “Google e Facebook – dice l’analista – a dover affrontare le sfide più pesanti dall’introduzione del Gdpr, le nuove regole europee che entreranno in vigore il 25 maggio. Perché legheranno notevolmente le mani alle aziende che raccolgono dati e, di contro, offriranno più potere agli utenti”. Secondo i calcoli di Deutsche Bank il Gdpr a regime potrebbe costare a Google fino a 2 miliardi di dollari di entrate.
Al contrario, la politica sulla privacy di Apple, che non consente di condividere i dati degli utenti per scopi di marketing, potrebbe rivelarsi secondo gli analisti preziosa al momento di un ingresso più massiccio nel mercato dell’e-health, settore su cui l’azienda sta spingendo: Apple Heart Study consente per esempio agli utenti di iPhone e Apple Watch di tracciare i propri esercizi. Apple ha inoltre stretto partnership con tre società attive nei servizi di cartelle cliniche digitali, che consentono agli utenti l’accesso ai loro dati sanitari attraverso l’app HealthKit su iPhone. Apple dichiara che il controllo delle cartelle cliniche è del tutto in mano agli utenti dal momento che i dati rimangono archiviati localmente sul dispositivo e non sui server della società (a meno che l’utente non opti per iCloud).