L’Italia soffre di un gap di produttività, soprattutto siamo in “grave ritardo” nell’adozione delle nuove tecnologie: dobbiamo partecipare alla rivoluzione digitale anche se la nostra economia “appare vulnerabile” ai processi di automazione. E’ il messaggio lanciato dal governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco nelle Considerazioni finali alla Relazione Annuale.
“Il sistema economico italiano, molta parte del quale è in grave ritardo nell’adozione delle nuove tecnologie, – spiega Visco – soffre da ben prima della crisi di una dinamica della produttività totale dei fattori troppo lenta. Salita in media dell’appena 0,2% all’anno tra il 1995 e il 2007, circa un quarto del ritmo stimato per Francia e Germania, negli ultimi anni essa ha recuperato solo in piccola parte l’accentuata flessione subita durante la crisi. Il divario tra gli altri Paesi è particolarmente ampio per le piccole imprese, cui fa capo il 55% degli occupati complessivi dell’industria e dei servizio non finanziari di mercato”.
Secondo il governatore, “colmare questo ritardo e partecipare alla rivoluzione digitale in atto è necessario per evitare effetti negativi sugli standard di vita degli italiani. L’economia italiana appare vulnerabile ai processi di automazione, ma la politica economica deve tenere conto dei rischi e delle opportunità che discendono da queste tendenze di lungo periodo, perseguendo l’obiettivo, non più derogabile, di allineare l’economia italiana alle dinamiche mondiali. Solo l’innovazione nella produzione di beni e servizi – conclude – è in grado di assicurare allo stesso tempo aumento dei redditi e più elevata occupazione, in quantità e qualità”.
“Le scelte della politica economica e le decisioni di ciascuno di noi richiedono una visione d’insieme: per rispondere alle sfide servono investimenti robusti in conoscenze ampie e diffuse, in competenze nuove e interconnesse, ingredienti essenziali per far fronte ai rischi per l’occupazione e attenuare le disuguaglianze che la rivoluzione digitale rischia di accentuare – ha detto Visco – L’Italia deve approfittare del consolidamento della ripresa per accelerare il necessario aggiustamento, strutturale, dei conti pubblici; l’elevato debito è un fattore di vulnerabilita’ grave, condiziona la vita economica del Paese. Un programma di di riduzione del debito pubblico credibile può rafforzarsi da sé.
Nelle considerazioni finali Visco ha dedicato alcune righe a uno dei temi caldi del momento, l’intermediazione che fa leva sulla tecnologia digitale, spesso attraverso le App gestibili con smartphone. Un fenomeno in rapida crescita che “consente di ampliare i servizi offerti. Il processo di digitalizzazione comporta, però, rischi operativi e rende le infrastrutture vulnerabili ad attacchi esterni – ha spiegato Visco – A livello internazionale il coordinamento è indispensabile; nell’ambito del G7 è stato avviato un percorso di cooperazione, con l’obiettivo di sviluppare azioni comuni per rafforzare la protezione dei soggetti finanziari, privati e pubblici”.
Le previsioni per l’economia non sono esaltanti: “Agli attuali ritmi di crescita il Pil tornerebbe sui livelli del 2007 nella prima metà del prossimo decennio”. Ma anche così si può fare molto per abbattere il debito e farlo tornare sotto il 100%, rilanciare la produttività, l’occupazione, l’innovazione.
Due sono i pesi che gravano maggiormente sullo sviluppo dell’Italia, frenando la produttività e favorendo l’accentuarso del distacco tra Nord e Sud, tra ricchi e poveri: il debito pubblico e i crediti deteriorati. Non vanno visti come situazioni isolate, hanno al contrario uno “stretto legame con le difficoltà dell’intera economia”. Entrambi, inoltre, costituiscono fattori di debolezza “che riducono i margini di manovra dello Stato e degli intermediari finanziari; entrambi rendono vulnerabile l’economia italiana alle turbolenze sui mercati e possono amplificare gli effetti delle fluttuazioni cicliche”.
E quindi occorre agire, senza indugio: le soluzioni ci sono. In particolare per il debito “nell’attuale fase di ripresa, pur moderata, è possibile intraprendere un processo di consolidamento duraturo attraverso politiche di bilancio prudenti, mirate non solo a ridurre il disavanzo, ma anche a rivedere le composizioni delle spese e delle entrate”. Politiche di bilancio adeguate possono portari a un rapporto debito/Pil al di sotto del 100% in circa dieci anni, sostiene il governatore. Una previsione che tiene conto della crescita debole, che si manterrà, ritiene la Banca d’Italia, intorno all’1% annuo, e un’inflazione al 2%, purché ci sia un saldo primario in avanzo del 4% del Pil. “Non è un impegno da poco – riconosce Visco – ma non è al di fuori della nostra portata”.