Visioni contrastanti sul ruolo del SaaS

Vantaggi economici per gli utilizzatori finali ma non per i vendor

Pubblicato il 05 Mar 2010

Secondo il parere di tutti gli osservatori, il SaaS (software as a
service) è destinato a sconvolgere gli attuali modelli di business
del mercato delle applicazioni business. Secondo il nuovo modello
le aziende clienti non sono più i possessori delle applicazioni,
che risiedono sui server del data center del vendor (o di un
provider partner del vendor), ma accedono alle applicazioni e le
utilizzano semplicemente innestando la spina nella presa della
corrente (in questo caso la corrente è Internet) e pagando questo
servizio in base al tempo di utilizzo reale dell’applicazione
affittata (pay per use).
Quello che attira maggiormente le aziende clienti è che con il
SaaS si tagliano drasticamente le spese di supporto e manutenzione
che gravano oggi sui budget IT dei clienti e gonfiano le tasche dei
vendor. E allora che interesse potrebbe mai avere un Erp vendor a
promuovere il modello SaaS quando proprio queste spese di supporto
e manutenzione forniscono un contributo che può ammontare al 20%
dei ricavi da licenze (è il caso di Oracle) e procurano al vendor
– è sempre il caso del colosso californiano – margini vicini al
90%? E che ne sarà di tutte quelle società terze parti,
consulenti e system integrator che oggi si occupano dei progetti,
di disegnare, installare, adattare, customizzare le
applicazioni?

Queste sono alcune delle incognite che gravano sul futuro del nuovo
modello, dal punto di vista dell’offerta. Ma anche tra le aziende
clienti, l’affermazione di questo modello incontra ancora diverse
perplessità. La conferma viene dagli stessi vendor. Daniele
Berardi, a capo della divisione dei servizi tecnologici di Ibm (la
Gts) dice che, incontrando i clienti, li sente spesso parlare di
SaaS e cloud computing come di “ipotesi interessanti ma
immature”, soprattutto sul fronte delle garanzie di sicurezza sui
dati delle applicazioni, della qualità e dei livelli di
servizio.
Enza Fumarola, country manager per l’Italia di Infor, dichiara
invece di aver ricevuto, nell’ultimo anno, “una sola
manifestazione di interesse per una soluzione in SaaS”. E
aggiunge anche di sapere per certo che “anche gli altri maggiori
vendor, per quanto riguarda le applicazioni Erp sono in situazioni
analoghe”. “E non è una prerogativa del nostro paese”.

Eppure dal mondo delle aziende utenti sta emergendo una forte
esigenza di riduzione dei costi di accesso e di gestione dell’IT
e soprattutto di maggior velocità e agilità dei sistemi
nell’adeguamento alle esigenze del business. Negli anni del post
recessione, le aziende si confronteranno su un mercato sempre più
ricco di incertezza e variabilità per cui dovranno lanciare in
tutta fretta nuovi prodotti, ritirarne altri, cogliere nuove
opportunità di mercato anche in termini di fusioni e acquisizioni:
difficile credere che i sistemi informativi centrati sugli attuali
Erp siano i più adatti per accompagnare e supportare simili
strategie di business.
Probabilmente ha ragione Massimo Pezzini di Gartner, che prevede
una graduale migrazione di una parte di applicazioni e servizi
verso strutture di cloud e modalità di fruizione di tipo SaaS,
mentre molte altre applicazioni, per esempio quelle ritenute di
rilievo critico o con dati particolarmente sensibili, si preferirà
tenerle in casa.
La vera sfida, sottolinea l’analista, sarà “far coesistere e
cooperare servizi e applicazioni cloud e on premise”. E la sfida
preannunciata dall’analista di Gartner sembra già riguardare un
certo numero di aziende visto quanto emerge dai risultati di una
recente indagine effettuata dalla società di servizi Avanade tra i
Cio di 500 aziende in tutto il mondo (una trentina in Italia). Il
52% delle aziende intervistate ha dichiarato infatti di aver già
introdotto soluzioni SaaS di Crm mentre il 47% lo ha fatto con
soluzioni di Business Intelligence.

Più ravvicinata, perché immediatamente più appetibile, sembra
invece la prospettiva del SaaS per le aziende di minori dimensioni
e con scarse risorse finanziarie da destinare all’IT.
Come si legge nell’ultimo Rapporto Assinform “il modello SaaS
consente anche a realtà non strutturate o con risorse limitate di
accedere a strumenti evoluti. Gli impatti tecnologici ed economici
dei progetti applicativi risultano limitati e l’azienda può
utilizzare le applicazioni in modo quasi immediato con una minima
dotazione tecnologica: è sufficiente un pc con interfaccia e
accesso al Web”.

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