IL CENSIMENTO ISTAT

Visite record nei musei italiani, ma la svolta digitale è ancora lontana

Nel 2018 i visitatori sono cresciuti dell’8%. Solo il 10% delle strutture espositive ha digitalizzato il patrimonio e meno della metà usa tecnologie interattive. Poco più del 50% è presente sul web, i biglietti si comprano online nel 14% delle strutture

Pubblicato il 23 Dic 2019

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L’Italia vanta 4.908 musei, aree archeologiche, monumenti e ecomusei aperti al pubblico: un patrimonio diffuso su tutto il territorio, con visite in costante aumento ma che ancora fatica a entrare nell’era della digitalizzazione: solo il 10% delle strutture dispone di un catalogo scientifico digitale del proprio patrimonio e meno del 45% usa tecnologie interattive e strumenti digitali che consentono di arricchire l’esperienza di visita. Lo rivela il Rapporto Istat “L’Italia dei musei”, l’indagine censuaria condotta con cadenza annuale dall’Istat e che offre una descrizione dettagliata, aggiornata al 2018, di tutti i musei e le altre strutture a carattere museale presenti in Italia.

Le nostre strutture espositive sono indietro anche in fatto di accessibilità: solo il 53% è attrezzata con rampe, bagni ed elevatori per persone con ridotta capacità motoria e appena il 12% offre percorsi tattili e materiali informativi sensoriali per ipovedenti e non vedenti.

Visite record nel 2018

L’Italia ha un ricco patrimonio museale: in un comune italiano su tre (2.311) è presente almeno una struttura a carattere museale. Ce ne è una ogni 50 Kmq e una ogni 6mila abitanti. La maggior parte sono musei, gallerie o raccolte di collezioni (3.882), cui si aggiungono 630 monumenti e complessi monumentali, 327 aree e parchi archeologici e 69 strutture ecomuseali.

Nel 2018 128,6 milioni di persone (di cui 58,6 stranieri) hanno visitato il patrimonio culturale italiano, quasi 10 milioni in più (+8%) rispetto al 2017. L’incremento maggiore è registrato dai monumenti e i complessi monumentali (+11,5%) e dai musei (+9,6%), mentre diminuiscono i visitatori delle aree archeologiche (-11,3%). Le prime 10 città visitate sono nell’ordine Roma, Firenze, Napoli, Venezia, Milano, Torino, Pisa, Pompei, Siena e Verona, nelle quali si concentra oltre la metà dei visitatori (il 55,5%).

In cima alla classifica dei luoghi più visitati figurano il Pantheon, l’Anfiteatro Flavio (Colosseo), l’Area Archeologica di Pompei e il Museo e Parco di Capodimonte, tutte istituzioni statali che hanno registrato nel 2018 più di tre milioni di visitatori ciascuna e che insieme ne totalizzano 21,5 milioni, pari al 17% del pubblico complessivo dell’intero patrimonio culturale italiano.

Dal 2006 al 2018 il pubblico del patrimonio culturale italiano è aumentato di quasi un terzo (32,2%), crescendo mediamente a un ritmo di oltre 2,5 milioni di visitatori all’anno. In particolare, è quasi raddoppiata l’utenza dei musei, dei monumenti e delle aree archeologiche statali, passando da 34,6 milioni a 54,1 milioni di visitatori, ed è cresciuto, seppure più lentamente, anche il pubblico delle strutture non statali: da 62,7 milioni del 2006 a 74,5 milioni.

Negli ultimi anni l’espansione della platea dei visitatori ha registrato una significativa accelerazione: in un solo anno i visitatori delle strutture museali italiane sono aumentati di quasi 10 milioni. Si arriva così al numero record del 2018 con 128,6 milioni di ingressi: 63,4 milioni nei musei, 51,1 milioni nei monumenti, 13,7 nelle aree archeologiche e 488 mila nelle strutture ecomuseali.

Indietro nella digitalizzazione

Nonostante la progressiva diffusione e applicazione delle tecnologie digitali nel mondo museale, in Italia solo un museo su dieci (10,4%) ha effettuato la catalogazione digitale del patrimonio posseduto. Di questi, circa un terzo (37,4%) ha già completato il processo di digitalizzazione, due terzi hanno avviato le attività di digitalizzazione ma hanno coperto circa il 50% dei beni e delle collezioni disponibili.

L’utilizzo da parte dei musei italiani di tecnologie interattive e strumenti digitali che consentono di arricchire l’esperienza di visita e l’engagement del pubblico appare ancora limitato: solo la metà delle strutture censite (44,7%) mette a disposizione almeno un dispositivo tra smartphone, tablet, touch screen, supporti alla visita come sale video e/o multimediali, tecnologia QR Code e percorsi di realtà aumentata.

Se la comunicazione e l’informazione onsite presenta ampi margini di sviluppo, la comunicazione online coinvolge un numero sempre più ampio di strutture: la metà degli istituti ha infatti un sito web dedicato (51,1%) e il 53,4% un account sui social come Facebook, Twitter, Instragram. È raddoppiato in tre anni il numero di strutture che offrono la possibilità di comprare biglietti online – dal 6,6% del 2015 al 14% nel 2018 – mentre cresce il numero di strutture che mettono a disposizione della propria utenza la connessione wifi gratuita (dal 18,6% del 2015 al 25,1% del 2018). Il 38,4% degli istituti museali pubblica sul web link a mappe digitali e/o coordinate geografiche utili alla geolocalizzazione della struttura e un museo su dieci (9,9%) offre la possibilità di visitare virtualmente il proprio istituto.

Poco attrezzati per il pubblico straniero

Sono complessivamente stimati in 58,6 milioni gli stranieri che, nel 2018, hanno deciso di visitare il nostro patrimonio museale (46% del pubblico totale); quasi la metà visitano i musei (45,9%), il 42% i monumenti e il 12% le aree archeologiche.

Non tutte le strutture sono però adeguatamente attrezzate per accogliere il pubblico straniero: solo il 53,5% dei musei propone pannelli, didascalie e schede in lingue diverse dall’italiano e in meno dei due terzi dei casi (63,7%) possono contare su personale in grado di fornire al pubblico straniero informazioni in inglese (la quota scende al 29,9% per la lingua francese, all’11,6% per il tedesco e al 10,5% per lo spagnolo) anche se il 73,1% rende disponibile materiale informativo cartaceo tradotto in varie lingue e il 73,4% offre audioguide multilingue per una migliore fruizione delle esposizioni.

I musei non sono accessibili a tutti

Nonostante il nostro Paese vanti alcune eccellenze assolute – come “Pompei per Tutti”, il più grande itinerario facilitato di visita mai allestito all’interno di un’area archeologica – il patrimonio museale italiano presenta ancora barriere fisiche e sensoriali che impediscono alle persone con disabilità il pieno accesso alle risorse culturali disponibili. Solo la metà dei musei italiani (il 53%) è adeguatamente attrezzato per garantire l’accessibilità degli spazi e la fruibilità delle raccolte agli utenti con disabilità; la maggior parte di questi sono presenti in Umbria (64,2%), Emilia-Romagna (61,8%), Lombardia e Lazio (entrambe 60,7%).

I musei della provincia di Bolzano (39,6%), nonché quelli di Emilia-Romagna (36,9%), Lombardia (34,5%) e Toscana (33,5%) mettono a disposizione più di altri assistenza specializzata all’utenza con difficoltà di visita mentre sono ancora troppo poche le realtà museali attrezzate con dispositivi e soluzioni dedicate alle persone con disabilità sensoriale (ipovedenti e non vedenti): solo il 12,6% delle strutture censite, localizzate soprattutto nel Lazio (16,6%), in Puglia (16,5%), Veneto (16,4%) e Sardegna (15,9%).

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