Meno spazio all’hate speech: Facebook, Google e Twitter si stanno rimboccando le maniche per stringere all’angolo i messaggi a contenuto razzista o xenofobo. Lo rileva la Commissione Ue nella “pagella” assegnata alle web company sul “codice di condotta” siglato con le aziende Usa nel 2016, che prevede per le società inadempienti multe pari al 4% dei ricavi annuali.
Nel 2018 è stato rimosso il 72% di contenuti di hating. Non solo: la velocità di risposta è in forte aumento rispetto a due anni fa, quando fu rimosso solo il 28% di contenuti antisociali.
“Oggi, dopo due anni e mezzo, possiamo dire di aver trovato il giusto approccio e stabilito uno standard in tutta Europa proteggendo, nello stesso momento, la libertà di parola”, dice Vera Jourova, commissaria europea per la giustizia , consumatori e uguaglianza di genere.
Ma attenzione: “I buoni risultati raggiunti non significa che le aziende siano fuori dai guai – ha detto Jorouva -. Continueremo a monitorare i social da vicino: metteremo in atto ulteriori misure se gli sforzi rallenteranno”.
Il rapporto Ue rileva che Facebook sta rimuovendo l’82% dei discorsi di incitamento all’odio sulla propria piattaforma, rispetto al 28% del 2016. Una buona notizia per lo stesso social entrato pesantemente nel mirino delle autorità per la gestione di disinformazione e fake news. La scorsa settimana la società ha rimosso quasi 800 pagine e account falsi collegati all’Iran.
Twitter al contrario registra una lieve diminuzione della quantità di contenuti eliminati. Secondo il rapporto è stato eliminato nel dicembre 2018 il 43,5% di messaggi di hating contro il 45% di dicembre 2017. Karen White, direttore delle politiche pubbliche di Twitter per l’Europa, sostiene che la società sta prendendo in carico l’88% di tutte le notifiche ricevute entro 24 ore. “Abbiamo inoltre migliorato le nostre politiche di sicurezza, rafforzato i sistemi di segnalazione, aumentato la trasparenza con gli utenti e introdotto oltre 70 modifiche per migliorare la correttezza delle conversazioni”, ha affermato. “Vogliamo continuare a collaborare con la Commissione europea, i governi, la società civile e l’industria”.
La Commissione europea definisce “discorso d’incitamento all’odio” il contenuto che esplicita “l’istigazione pubblica alla violenza o all’odio nei confronti di gruppi o individui sulla base di determinate caratteristiche, tra cui etnia, colore, religione”.