STRATEGIE

Vivendi, in vista maxi-Ipo per Universal Music

Il collocamento in Borsa del 30% della “Big Music” potrebbe fruttare 4 miliardi di euro alla media company francese. De Puyfontaine: “Non è una vacca sacra”. Più risorse per acquisizioni nella Netflix europea?

Pubblicato il 23 Mag 2017

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Vivendi punta all’Ipo per la controllata Universal Music, l’etichetta discografica – una delle Big Three Music (le altre sono Sony e Warner) – il cui valore si aggira sui 15-20 miliardi. Secondo gli analisti la vendita del 30% della società porterebbe in cassa a Vivendi 4 miliardi, tutte risorse fresche che potrebbero essere destinate a operazioni straordinarie. Per rafforzare gli investimenti nel settore videogiochi o il piano di acquisizioni per il progetto “multimedia” mediterraneo di cui potrebbe far parte anche Premium-Mediaset.

L’idea, già ventilata nelle scorse settimane, è stata rilanciata in un’intervista al Wall Street Journal dall’amministratore delegato della media company francese, Arnaud de Puyfontaine, che ha comunque specificato che non ci sono piani imminenti per un’Ipo.

Sotto i riflettori della Borsa i fondamentali di Universal: nel 2016 ha registrato un fatturato di 1,28 miliardi, in aumento grazie alle revenue da streaming cresciuto del 60%. “Valutazione magari sovrastimata – commenta il presidente Fimi Enzo Mazza – ma non c’è dubbio che oggi l’Ebitda delle aziende discografiche è cresciuto molto rispetto ad anni fa: sono imprese innovative, con un asset di contenuti molto rilevante e soprattutto decisivo nel futuro dominato dallo streaming”.

Il Ceo ha detto che “il gruppo francese potrebbe mettere in Borsa una quota di minoranza della controllata”. Si tratterebbe di una svolta per Vivendi, che negli anni scorsi si è mostrata molto reticente a cedere quote o tutta Universal, come aveva chiesto con insistenza anche un fondo attivista.

Ma oggi Universal Music “non è una vacca sacra” ha detto de Puyfontaine. “Anni fa si diceva che il settore della musica era agonizzante. I fatti dimostrano che avevano torto”.

Il mese scorso, Frederic Crepin, il segretario generale di Vivendi, ha riferito che banche d’affari attribuivano a Universal un valore fino a 20 miliardi. Investitori e banchieri – scrive per altro il Wsj – restano scettici su quali saranno i risultati della strategia di Vivendi che punta a costituire un gigante dei media nell’Europa del Sud. ‘Stiamo dimostrando giorno per giorno che i nostri business lavorano assieme e che stiamo creando un valore molto piu’ grande della somma delle nostre parti’, ha ribattuto de Puyfontaine.

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