Intelligenza artificiale come “volano di un modello di sviluppo basato su un ecosistema digitale affidabile, efficiente, in grado di far cogliere al Paese le grandi opportunità offerte dall’innovazione tecnologica”: si affida alle parole di Cesare Avenia, presidente di Confindustria Digitale e presidente della Fondazione Ericsson “Vivere con l’Intelligenza artificiale. Società, consumatori e mercato”, libro a quattro mani di Marco Scialdone (PhD e docente Università Europea di Roma e fellow Iaicp) e Marco Pierani (Director Public Affairs & Media Relations and Executive Board Member presso Euroconsumers).
Il libro (Espress Edizioni, 208 pagine, 16 euro) offre una panoramica a 360 gradi sull’Intelligenza artificiale e il suo impatto su economia, lavoro, società e politica. L’Intelligenza artificiale ha infatti “cambiato radicalmente le nostre vite e sta cambiando i sistemi di potere: la corsa ai dati ha sostituito la corsa all’oro”, si legge nel libro. Ma le domande in sospeso sono molte: come può il semplice cittadino tutelarsi dall’utilizzo indiscriminato dei suoi dati personali? Dove finisce la trasparenza e comincia la violazione della privacy? Chi controlla gli algoritmi che definiscono il prezzo di un oggetto o di una prestazione di lavoro? Quali strumenti ha il consumatore per riconoscere e proteggersi da eventuali intese anticoncorrenziali non umane?
Tutte le tappe di una rivoluzione
Il libro punta a fare chiarezza sulle potenzialità, i rischi, le regole del nuovo regno dei dati. A cominciare dai primi passi della tecnologia, quando nell’ottobre del 1950 – racconta Scialdone – “a pagina 433 della rivista scientifica Mind apparve un articolo le cui prime parole suonavano evocative e misteriose: ‘Vi propongo di considerare la seguente domanda: una macchina può pensare?’. L’autore dell’interrogativo era Alan Turing, brillante matematico britannico passato alla storia, tra le altre cose, per aver ideato il dispositivo in grado di decodifi-care i codici creati dalla macchina crittografica tedesca Enigma durante la seconda guerra mondiale”.
Scialdone ripercorre le tappe della “rivoluzione” Intelligenza artificiale: dalla sua prima “crisi” del 1973 quando Usa e Regno Unito interruppero i programmi di finanziamento nel settore dell’Intelligenza artificiale in quello che fu battezzato come “il primo inverno dell’Intelligenza Artificiale”. Fino alla ripresa dei finanziamenti nel 1981 quando il Giappone investì circa 850 milioni di dollari per la costruzione di computer di quinta generazione e alla nuova spinta impressa dalla macchina Deep Blue, che nel 1997 batté a scacchi Garrj Kasparov e dal veicolo a guida autonoma costruito a Stanford.
Tra passato e futuro: la potenza di calcolo
“Viviamo giorni caratterizzati dal trionfo mediatico dell’Intelligenza artificiale: una nuova ondata di entusiasmo e grandi aspettative sta travolgendo ogni settore economico, politico e sociale. Facendo una ricerca su Google News con le parole Intelligenza Artificiale oggi otteniamo oltre 700.000 risultati” ricorda Scialdone.
Ma qual è la più grande differenza tra l’Intelligenza artificiale del presente e quella del passato? “La potenza di calcolo necessaria”, spiega Scialdone. E la crescente disponibilità di servizi di connettività mobile ad alta capacità che ha fatto esplodere la domanda di contenuti e aumentato il tempo dedicato alla connessione, con conseguente impatto sulla produzione e diffusione di dati. E un “ulteriore salto in avanti è atteso con la diffusione del 5G, il nuovo standard per la comunicazione mobile”, si legge nel libro: secondo l’Ericsson Mobile Report 190 milioni gli abbonamenti 5G attivati nel 2020.
Fra algocrazia e filter bubble: il “nodo” consumatori
Ma non basta: Intelligenza artificiale vuol dire anche algocrazia, economia data driven, accountability, filter bubble, echochambers, sviluppo sostenibile. Perché, come scrive Marco Pierani puntando sul fronte consumatori e società, la gestione dei big data è “un processo tutt’ora in corso, il cui traguardo finale non può essere raggiunto limitandosi alla richiesta di una corretta applicazione delle leggi vigenti: occorre un riconoscimento del ruolo centrale dei consumatori nella società dell’informazione, con i propri legittimi interessi economici, nel mercato emergente dei dati”.
L’Intelligenza artificiale è già oggi “una presenza costante nelle nostre vite – si legge – una presenza che tenderà a crescere nei prossimi anni e permeerà ogni settore produttivo e dell’esperienza di consumo”.
Non a caso negli ultimi anni l’Unione Europea “ha sottolineato, non a caso, l’importanza di un approccio etico ed antropocentrico all’Intelligenza artificiale: le aziende che sviluppano sistemi di AI rivolti ai consumatori, anche in vista della transizione ecologica, hanno oggi la preziosa opportunità di aiutare i singoli e la società in generale a realizzare ambiziosi obiettivi di sostenibilità ma debbo-no, allo stesso tempo, dimostrare di meritarne la fiducia”.