Viviane Reding si prepara per il terzo mandato

Si rafforza l’ipotesi di una riconferma del Commissario alla Società dell’Informazione. La “squadra” già al lavoro su nuovi dossier

Pubblicato il 24 Giu 2009

Si rafforza l’ipotesi di un terzo mandato per il commissario
europeo Viviane Reding che potrebbe ottenere ancora una volta la
guida della Società dell’Informazione in seno alla Commissione
europea.

Secondo quanto si apprende da fonti comunitarie, Mrs Reding ha
già messo all’opera i propri più fidati collaboratori per
stilare un primo piano di lavoro che fissi nero su bianco la
“scaletta” dei prossimi cinque anni. L’idea è non solo di
mandare avanti il percorso già avviato nella precedente
legislatura ma anche di “replicare” il successo delle
politiche di roaming con nuove iniziative.

Cinque i capitoli che stando a fonti comunitarie vicine al
Commissario saranno oggetto del “libro” dell’innovazione
prossimo venturo: banda larga, e-commerce, e-privacy, online
copyright e broadcasting. Viviane Reding starebbe inoltre
spingendo per espandere il proprio portfolio di competenze con un
ruolo più attivo soprattutto sulle questioni che riguardano la
competizione dei mercati interni. Ma la mancata approvazione del
Telecom Package entro la fine dello scorso mandato secondo molti
ha indebolito la posizione della lady di ferro rendendo più
difficile l’estensione dei poteri.

Gli incarichi della Reding sono inoltre strettamente connessi
alla riconferma o meno di José Manuel Barroso a capo della nuova
Commissione (la riconferma del presidente giocherebbe a favore
della Reding). Intanto gioca a favore della Reding la rafforzata
posizione del primo ministro del Lussemburgo Jean-Claude Juncker
alle elezioni nazionali di giugno che dovrebbe garantire la
continuità del mandato con il medesimo incarico alla commissaria
europea.

L’unico ostacolo sulla strada del Commissario è quello
irlandese: se il secondo referendum sul Trattato di Lisbona
dovesse sortire esito negativo, ossia se il Paese non ratificasse
l’adesione al Trattato, automaticamente la Commissione dovrebbe
rivedere al ribasso il numero di “poltrone” disponibili sulla
base delle regole del Trattato di Nizza. E il Lussemburgo
potrebbe essere una delle vittime dei tagli.

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