L’inventore di Volunia, l’anti-Google italiano, getta la spugna e abbandona la sua creatura al suo destino. Massimo Marchiori, l’informatico padovano che ha creato il motore semantico, lascia per dissapori con l’amministratore delegato: “Qualcuno vuole decidere senza di me, me ne vado”. Un addio amaro quello di Marchiori, cervello di ritorno che lascia dopo diverse critiche subite al momento del lancio, a febbraio, quando il motore fu stroncato dagli esperti, che si aspettavano un search engine in stile Mountain View ma si sono ritrovati con uno strumento del tutto diverso. Tanto diverso da spingere i vertici dell’azienda a effettuare un frettoloso restyling, per tornare online dopo qualche mese.
Ma Marchiori non ci sta e affida ad una lunga lettera il suo addio definitivo al progetto che lui stesso ha creato.
“Cominciamo dalla fine: non sono più direttore tecnico di Volunia. E non solo: non dirò più una sola parola tecnica, non darò più un’idea, non contribuirò alla manutenzione ed al miglioramento né del codice che ho scritto, né degli algoritmi che ho dato al progetto, e non ne creerò mai più di nuovi. A meno che la situazione non cambi”, scrive Marchiori.
“Volunia, è risaputo, nasce qualche anno fa, da una serie di mie idee che ho concretizzato in un progetto strutturato e ambizioso. Un progetto, a mio avviso, troppo bello per non essere realizzato; e dal potenziale enorme. Decisi così di mettermi in gioco, buttandomi anima e corpo in quest’avventura, anche a costo di enormi sacrifici personali – continua Marchiori – Quello che però forse non sapete è che io non sono l’Amministratore Delegato di Volunia. In altre parole, non sono io il numero uno della società. Perché ho accettato allora? Perché in tutta la mia vita finora, avevo sempre lavorato con persone che mettevano in prima piano passione, fiducia, onestà. E poi, perché mi sono lasciato convincere da una argomentazione tutt’ora vera: che il progetto non sopravviverebbe senza di me. Ho creato un team e l’ho guidato nella costruzione da zero del sistema, ho affrontato le difficoltà di una startup e cercato soluzioni a mano a mano che la complessità aumentava, sempre con la visione del progetto globale”.