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Washington e Pechino verso il “disarmo” cibernetico

Le due potenze si impegnano a non paralizzare centrali elettriche, reti Tlc e ospedali. Si punta a firmare l’accordo venerdì prossimo in occasione della visita del premier cinese Xi Jin­ping alla Casa Bianca

Pubblicato il 21 Set 2015

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In­ter­net sta di­ven­tan­do un’ar­ma, po­ten­zial­men­te di di­stru­zio­ne di mas­sa: le ag­gres­sio­ni nel cy­ber­spa­zio im­pli­ca­no ri­schi mor­ta­li per i ci­vi­li. Per que­sto – come srive il Corriere delle Sera – Sta­ti Uni­ti e Ci­na stan­no la­vo­ran­do a un ac­cor­do per con­trol­la­re gli at­tac­chi sul web. I ne­go­zia­to­ri dei due Pae­si spe­ra­no che una pri­ma in­te­sa pos­sa es­se­re fir­ma­ta da Ba­rack Oba­ma e Xi Jin­ping quan­do i due pre­si­den­ti si in­con­tre­ran­no al­la Ca­sa Bian­ca ve­ner­dì pros­si­mo.

In pri­ma­ve­ra Wa­shing­ton aveva su­bi­to il fur­to dei da­ti per­so­na­li di mi­lio­ni di di­pen­den­ti pub­bli­ci, com­pre­si quel­li di mi­li­ta­ri del­le for­ze spe­cia­li e del­la agen­zie di si­cu­rez­za, ob­bli­ga­ti per leg­ge a for­ni­re tut­te le in­for­ma­zio­ni sul lo­ro sta­to fa­mi­lia­re, le lo­ro abi­tu­di­ni, i con­ti ban­ca­ri. Gli ame­ri­ca­ni ave­va­no pun­ta­to l’in­di­ce su­gli hac­ker di Sta­to ci­ne­si. Pri­ma c’era­no sta­ti ca­si gra­vi di spio­nag­gio in­du­stria­le, di fur­to di pro­prie­tà in­tel­let­tua­le e i prin­ci­pa­li so­spet­ti era­no sem­pre sta­ti i ci­ne­si. Ma il governo di Pe­chi­no aveva sem­pre ri­spo­sto ne­gan­do e so­ste­nen­do di es­se­re a sua vol­ta ber­sa­glio di que­sto ti­po di in­cur­sio­ni.

Oltre agli hac­ker­spie che ru­ba­no da­ti, c’è anche la pos­si­bi­li­tà di usa­re In­ter­net per cau­sa­re, con vi­rus in­si­nua­ti nei com­pu­ter, blac­kout al­le te­le­co­mu­ni­ca­zio­ni del ne­mi­co, ac­ce­ca­re le tor­ri di con­trol­lo de­gli ae­ro­por­ti, bloc­ca­re l’at­ti­vi­tà di ban­che e bor­se, spe­gne­re re­ti tv e ra­dio cau­san­do il pa­ni­co. Tut­to que­sto è già suc­ces­so in Co­rea del Sud a par­ti­re dal 2009 e il go­ver­no di Seul ha ac­cu­sa­to quel­lo di Pyon­gyang.

Si trat­te­reb­be di im­pe­gnar­si a non pa­ra­liz­za­re con azio­ni di hac­ker del cy­ber­spa­zio “in­fra­strut­tu­re cri­ti­che”, co­me cen­tra­li elet­tri­che, si­ste­mi ban­ca­ri, re­ti di te­le­fo­nia cel­lu­la­re, ospe­da­li. Ri­nun­cia­re all’uso pro­di­to­rio di cy­ber-ar­mi co­me si pro­mi­se in pas­sa­to per gli ar­se­na­li nu­clea­ri.

Oba­ma ha as­si­cu­ra­to che gli Sta­ti Uni­ti non per­met­te­ran­no che «In­ter­net sia tra­sfor­ma­to in un’ar­ma» e ha pro­spet­ta­to san­zio­ni con­tro Pe­chi­no. Il pre­si­den­te è sot­to pres­sio­ne da par­te del Con­gres­so e di par­ti dell’esta­blish­ment mi­li­ta­re e dell’in­tel­li­gen­ce com­mu­ni­ty che vor­reb­be­ro una ri­spo­sta du­ra di fron­te all’ag­gres­si­vi­tà ci­ne­se. Ma esper­ti ci­ne­si, evi­den­te­men­te au­to­riz­za­ti dal go­ver­no, rac­con­ta­va­no già una sto­ria di­ver­sa: “Ci­na e Usa pos­so­no scri­ve­re re­go­le per li­mi­ta­re i cy­ber at­tac­chi a un cer­to li­vel­lo”, ha det­to Liu Wei­dong dell’Ac­ca­de­mia del­le Scien­ze So­cia­li, il prin­ci­pa­le think­tank di Pe­chi­no. Per Song Guoyou, vicedirettore del Centro Studi americani all’università di Shanghai, l’accordo “è un passo necessario” tra le due potenze.

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