“Il diritto del Web” è un libro di Maurizio Mensi e Giampiero Falletta, presentato al Centro Studi Americani, con Massimo Mucchetti, Giovanni Buttarelli, Giorgia Abeltino, Paolo Messa e il 18 alla Luiss Guido Carli, con Franco Bassanini, Angelo Cardani, Enzo Cheli, Nicola Lupo, Elio Catania.
Il libro affronta alcune delle più rilevanti e attuali questioni giuridiche poste dalla Rete nella sua “disruptive innovation”, quali la tutela dei diritti e il rapporto fra tecnologia e regole. Particolare attenzione è dedicata ai temi della neutralità, del cloud computing, del diritto d’autore on-line, alla disciplina dei nuovi media e al rapporto fra sicurezza e privacy, in un contesto normativo e giurisprudenziale in rapida evoluzione, fra regolazione e concorrenza, a livello internazionale ed europeo.
Di qui alcune domande, a cui il volume cerca di dare risposta: quali regole per il governo della Rete, chi deve porre queste regole e chi ha il potere di farle rispettare, come conciliare l’universalità di Internet con la sovranità declinante degli Stati nazionali. Si pone, infine, l’interrogativo di fondo che attiene al rapporto tra Internet e la democrazia: gli sviluppi della Rete sono destinati a rafforzare l’esercizio delle pratiche democratiche e a favorire il passaggio dalle tradizionali forme di democrazia rappresentativa verso forme più evolute di una democrazia partecipativa operante dal basso ovvero ad accentuare la crisi in atto delle istituzioni rappresentative ?
Il principale obiettivo è quello di cercare di sgombrare il campo da equivoci, contribuire ad una riflessione pacata, immune da pregiudizi e condizionamenti ideologici sulla Rete, che non deve essere considerata il rimedio salvifico ai vari problemi della nostra società, né un Moloch di cui diffidare aprioristicamente, ragionando sullo stato dell’arte e, soprattutto, sull’adeguatezza dell’attuale quadro normativo. Occorre evitare la mitologia del “Freedom of Speech”, secondo cui il tentativo di disciplinare il diritto d’autore on-line diventa un attacco alla libertà di espressione, così come, all’opposto, la tentazione di ricorrere al blocking dei siti come ordinario strumento di vigilanza.
Emerge altresì la necessità di evitare di inseguire il facile mito di una democrazia senza intermediari che giunge a definitivo compimento grazie a Internet, strumento che consente la partecipazione diretta tout court del cittadino alle dinamiche sociali e politiche che lo riguardano. Al riguardo devono soccorrere regole e procedure in grado di garantire valore alla partecipazione sulla Rete e consentire un dibattito reale e immune da semplificazioni e distorsioni comunicative che rischiano di soffocarlo. Ecco perché la regolazione di Internet si pone come una sorta di banco di prova per il diritto, che si confronta con l’ineludibile necessità di adottare istituti adeguati alle peculiarità di un fenomeno ormai non più nuovo, ma dalla sconvolgente portata eversiva.
Il filo rosso conduttore del volume è la convinzione secondo cui non vi può essere libertà senza regole, nel mondo online come in quello offline, come rileva Lawrence Lessig e il messaggio che emerge è che soltanto un sano cyber-realismo può indurci a beneficiare appieno della Rete senza cadere nei pericoli insiti in un mezzo potente e per lo più incontrollabile, dalla memoria infallibile. In questo senso il libro può essere considerato anche un utile e aggiornato strumento di riflessione.